Il raggio verde
(Le
rayon vert)
Eric Rohmer -
Francia 1986 - 1h 38' |
6 commedie e
proverbi,
n° 5 |
|
Leone d'oro |
Se
la sera è chiara e voi siete di fronte al mare al tramonto, osservate il
disco del sole nel momento in cui s'inabissa all'orizzonte; per un attimo,
per un fenomeno di rifrazione, la luce dell'ultima sottile striscia
dell'astro vi sembrerà verde. Così almeno raccontava Jules Verne,
avvertendo: chi vede il raggio verde, otterrà il privilegio di leggere più
chiaro in se stesso e nei propri sentimenti, sarà fortunato in amore.
Dallo spunto di Verne, usato affettuosamente come amuleto-grimaldello per
aprire un personaggio femminile difficile, Eric Rohmer
ha tratto un film
semplice e perfetto.
Rohmer,
discreto e infallibile intarsiatore di proverbi e racconti morali, è un
maestro abbastanza anziano che non ha più bisogno di consacrazioni.
Bisogna abbandonarsi al
Raggio verde
come a un pedinamento calcolatissimo, a una intelligente casualità.
Delphine (Marie Rivière che ha collaborato ai dialoghi) è una scontenta
timida in cerca di felicità: per lasciarsi andare ha bisogno di un segno,
magari del leggendario raggio verde (la ragazza ha quel fervore che
riscatta anche la mediocrità). Il film segue Delphine in un'estate
scontrosa; deve rinunciare alle vacanze progettate con un amico, si
divide, annoiata e rancorosa tra mare e mare, tra una famiglia di
conoscenti e una casa vuota; anche in montagna si spazientisce, forse se
trovasse l'uomo giusto e il raggio verde... |
Stefano Reggiani - La
Stampa |
“Torni
il tempo dei cuori che s’accendono” : con questo verso di Rimbaud si
apre
Il raggio verde
di Eric Rohmer, quinto capitolo della serie COMEDIES
ET PROVERBES, meritatamente premiato con il Leone d’oro all’ultimo
Festival di Venezia. Il quasi settantenne regista francese inventa in
questo film, con l’aiuto determinante dell’intensa protagonista Marie
Riviére (tra l’altro anche co-autrice della sceneggiatura) un altro dei
suoi indimenticabili ritratti femminili. L’avvio della storia è, come
spesso accade in Rohmer, dei più banali […] Come e più che nelle altre sue
opere Rohmer stupisce qui per la compenetrazione perfetta di vita e
finzione. Delphine è reale e viva, vicinissima a noi: i suoi pianti, le
sue debolezze e contemporaneamente i suoi slanci e la sua freschezza sono
subito nostri. Ed è straordinaria la naturalezza con cui la macchina da
presa si cela, scompare e diventa pure apertura sul reale. |
Luigi Paini - Il Sole
24 Ore |
cinema
invisibile
TORRESINO
ottobre-dicembre 2010