Pier
Paolo Pasolini torna alla Mostra del Cinema di Venezia. 40 anni dopo il
’68, quando, nei giorni della “contestazione” faceva da tramite tra
quanti, a più livelli e per i motivi più svariati, si opponevano al
regolare svolgimento del Festival e Luigi Chiarini con l’organizzazione
della XXIXª Mostra. In un Palazzo del Cinema che Mario De Luigi aveva
fatto decorare di un vivo rosso rivoluzionario. Torna con un film
disgraziato. Quando il televisore era ancora l’”elettrodomestico”, una
sorta di lussuoso accessorio per la casa, mentre l’aggiornamento dei fatti
del mondo aveva come referente lo schermo delle sale cinematografiche, un
produttore di cinegiornali (Gastone Ferranti, gestore di Mondo libero) gli
chiede di provare a comporre una sorta, si direbbe oggi, di Blob, ovvero
un montaggio di attualità provenienti da tutto il mondo. Un possibile
“nuovo genere cinematografico” basato su materiali di repertorio che
Pasolini aveva inteso come una sorta di accorato grido poetico
storico-sociale, costruendo un testo importante che venne “recitato” fuori
campo dalle voci di Giorgio Bassani e Renato Gottuso. Questo testo è agli
atti, essendo entrato nell’opera omnia pasoliniana pubblicata nei
Meridiani di Mondatori. Il testo scritto. Perché il relativo film, non
convincendo del tutto il produttore, viene rivisto, accorciato e
contrapposto ad una seconda opera analoga stilisticamente e per durata e
affidata a un intellettuale di destra, Giovannino Guareschi, il padre di
don Camillo ma non solo. Così in quel 1963
La rabbia
–così si intitola il film- uscirà promettendo un’analisi del contemporaneo
“vista da sinistra e vista da destra”, non convincendo, però, quasi
nessuno, né sul fronte della critica che lo rifiutò, né sul fronte del
pubblico che lo ignorò. 45 anni dopo la Cineteca di Bologna, su
ispirazione di Tatti Sanguineti, l’esploratore, o meglio l’instancabile
Indiana Jones dei tesori del cinema italiano, e con la regia di Giuseppe
Bertolucci ha provato a ricostruire, partendo dal testo, la parte iniziale
a suo tempo amputata. Uscirà nelle sale
La rabbia di Pasolini,
l’”ipotesi di ricostruzione” di una testimonianza onesta e accorata di un
intellettuale scomodo e fastidioso, individualista e non collocabile. |