Dopo
l'immersione negli anni dai quali veniamo,
Marco Tullio Giordana
si è fatto nuovamente aiutare da Petraglia e
Rulli per raccontare
l'oggi della pressione che esercita sulla nostra vita, avendone modificato
il panorama, un numero di immigrati che ha raggiunto il 5 per cento della
popolazione. Lo hanno fatto affidandosi allo sguardo di un bambino, privo
di pregiudizi, ma lo stesso regista è riuscito a spogliarsi di ogni
pregiudizio prendendo a riferimento il Bresciano: espressione di una
mentalità che egli conosce e sente sua per essere originario di quei
luoghi (come l'attore che ha scelto in mezzo al coro de
La meglio gioventù
per il padre industriale: Alessio Boni), e provincia laboratorio che più
di ogni altra ha inserito il flusso migratorio nella vita produttiva e
sociale. Né razzismo né ipocrisia caritatevole ma uno sguardo vergine (il
bambino) e pragmatico (un tessuto economico interessato alla mano
d'opera). Deideologizzato. Che resta, senza la pretesa di essere
diversamente, il nostro sguardo su "gli altri" e non viceversa. Fedele al
principio secondo cui la regia migliore è quella che non si vede, Giordana
ha dato mano libera agli attori e al piccolo Matteo Gadola. Il suo Sandro
parte in crociera con papà e amico del papà, nuovi ricchi un po'
sbruffoni. Di notte li imita nel fare pipì fuori bordo e cade dalla barca.
Straziante è la sua voce che chiede aiuto nel buio del mare. Lo salva un
ragazzo rumeno tuffandosi dalla carretta che lo sta portando con altri
disgraziati in Italia. Inizia per Sandro un percorso di formazione: fa
esperienza della legge del più forte, ma anche dell'amicizia. Radu e la
sorella Alina entrano nella sua vita. Quando i genitori (Michela Cescon è
la mamma) lo andranno a riprendere nel centro di accoglienza, Sandro vuole
che adottino i due giovani clandestini. Vincono la riluttanza, sono pronti
a ricambiare chi ha restituito la vita a loro figlio. Ma è difficile
tradurre la fiducia dalle parole ai fatti, ancor più da parte di chi non
ha ragione di dare la propria con naturalezza. Dopo la delusione (i rumeni
rubano e scappano) comincia per Sandro un'altra vita: sarà una scena di
grande intensità, condivisa con Alina schiava sessuale, il punto di
partenza dal quale forse e faticosamente nascerà qualcosa di duraturo e
paritario. Giordana si è lasciato guidare da molte suggestioni, la prima è
il libro di Maria Pace Ottieri al quale ha preso il titolo (e la zona del
centro di accoglienza) ma sullo sfondo sta anche una lettura classica.
Capitani coraggiosi di Kipling da cui vengono la caduta in mare e il
salvataggio del bambino ricco da parte di un'umanità ruvida, che gli
disvela nuovi orizzonti. Un film forse discontinuo, ma regala momenti
pregiati. |