Qualcuno con cui correre
(Mishehu Larutz Ito)
Oded Davidoff
– Israele
2006
- 1h 58'
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Un
labrador in cerca del suo padrone. Un giovane che deve riconsegnarlo a chi
l’ha perso. E una ragazzina che, oltre al cane, ha perso qualcos’altro e
lo cerca disperatamente. Si dipana in maniera alquanto misteriosa la trama
di Qualcuno con cui correre, opera seconda dell’israeliano Oded Davidoff
tratto dall’omonimo romanzo del connazionale David Grossman (pubblicato in
Italia da Mondadori). Un romanzo che indagava sulle inquietudini
dell’adolescenza attraverso la storia di tre ragazzi. Inquietudini che
ritroviamo in un film dalle immagini sgranate e dal cuore semplice come si
conviene a un film per ragazzi, oltre che per adulti. Assaf è un sedicenne
timido e goffo, che cerca la coetanea Tamara (scomparsa all’improvviso),
per ridarle il cane ma anche per salvarle la vita, se davvero è in
pericolo come ritiene un’anziana suora cattolica (“Ascolta: lei grida!”,
gli dice) a lei affezionata. E in flashback vediamo un po’ alla volta le
vicissitudini di Tamara, ragazza testarda dalla voce bellissima e dal
cuore grande ma apparentemente chiuso, che sta cercando il fratello a sua
volta scappato da casa. Per ritrovarlo sarà disposta a scendere, sotto
falso nome, nell’inferno di una casa per giovani artisti gestita dal
perfido e violento Pesach (personaggio con ascendenze letterarie, tra i
Miserabili e Oliver Twist), che droga e sfrutta ragazzi dotati di talento
per arricchirsi facendoli suonare per le strade. Tra loro Shai, il
fratello di Tamara, è il più bravo e quello che meno di tutti vuol
scappare… Ma lei non si dà per vinta. E nemmeno Assaf, che senza
conoscerla man mano si affeziona a una ragazza di sente parlare in un modo
che lo affascina.
In
Qualcuno con cui correre
(Grossmann ha approvato la versione cinematografica) vediamo una
Gerusalemme inedita, scandagliata dal regista con stile mosso e nervoso e
po’ grezzo ma efficace, stando attaccato ai volti dei personaggi e alle
loro mosse. Una città vibrante, caotica, sanguigna, angosciante; ma anche
sospesa nel tempo (non c’è terrorismo, non ci sono attentati), comunque
lontana da quella di Mea Sharim, il quartiere degli ultraortodossi, né la
zona turistica del Muro del Pianto. Bensì una città di giovani che
corrono, cantano, suonano, ricchi di talento e di inquietudine. E che
sfidano ogni pericolo in forza di un amore, che sia frutto di un legame di
sangue o di un sentimento appena scoperto.
Il film di Davidoff, vincitore del premio del pubblico al Festival di
Giffoni, rende bene il forte legame fraterno e l’ostinata ricerca della
verità di Tamara (interpretata dall'esordiente, ma già molto brava, e
giovanissima attrice Bar Belfer), ma anche la rappresentazione delle
contraddizioni e dell’anima del popolo d’Israele, che si manifestano
soprattutto nell’attaccamento alle proprie radici e nelle canzoni
bellissime e struggenti, che parlano di paura, di fuga, di ritorno a casa,
di speranza: come recita l’ultima, “la strada è il mio desiderio”.
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Antonio Autieri –
Ilsussidiario.net |
Come
afferma David Grossman, autore del romanzo all’origine di
Qualcuno con cui correre,
è una Gerusalemme fuori delle convenzioni quella che il film ci mostra. In
una grande città come tante altre i ragazzi vivono scollati dalle
famiglie, la musica occupa molta parte della loro vita; circolano droghe e
alligna la malavita. La traccia ricorda Oliver Twist, salvo che, qui, i
ragazzi che raccolgono l’’elemosiria per il turpe sfruttatore si
esibiscono come musicisti di strada. Il giovane Asaf cerca Tamar,
scomparsa lasciando il suo adorato cane. Le loro vicende corrono in
parallelo, convergendo verso un epilogo che è l’inizio di un amore… Siamo
meno d’accordo con Grossrnan quando afferma che il regista ha saputo
migliorare il suo romanzo. La scelta di inquadrature instabili, macchina
da presa a mano e immagini sgranate per far “verità” rappresenta
convenzioni vetuste e un po’ ovvie che, a tratti, sfiorano il
dilettantismo. Però il vero peccato del film, in complesso gentile, è il
doppiaggio, incongruamente fitto d’inflessioni romanesche.
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Roberto Nepoti – La
Repubblica |
promo |
Per le strade
di Gerusalemme Assaf corre a perdifiato: sta inseguendo Dinka, una
labrador scappata alla sua padrona, Tamar che a sua volta sta
cercando suo fratello Shay, un ragazzo con problemi di droga
fuggito di casa... Tratto dall'omonimo romanzo di David Grossman,
il film descrive una realtà sociale complessa e problematica,
nella quale spesso a prevalere sono sopraffazione ed egoismo. In
questo contesto si colloca la storia personale di tre adolescenti,
ognuno con la propria individualità e consapevoli di dover
affrontare già da giovani le inquietudini della vita. |