Amore che vieni, amore che vai
Daniele Constantini - Italia  2007 - 1h 41'

   Lo sfondo e il contesto sono il porto, i vicoli, le strade ed alcuni locali notturni della Genova del 1963. Tre uomini, un contrabbandiere nizzardo di origine italiana, Bernard, passato dalla resistenza alla malavita marsigliese, un giovane "pappone per caso", Carlo, sognatore e indolente, e un duro pastore sardo, Salvatore, membro dell'anonima sequestri, tentano il colpo della loro vita organizzando il furto di un carico di merce preziosa. La loro strada è attraversata da due donne: Veretta, una timida prostituta che vuole cambiare, che vuole dare una svolta alla propria vita, e a questo scopo si unisce a Salvatore, prima suo occasionale cliente e poi suo marito; e Maritza, una giovane istriana tanto affascinante quanto sfuggente, che farà perdere la testa a Carlo, come del resto, a molti altri uomini. Il colpo va bene e male contemporaneamente. Bene perché i protagonisti riescono a impossessarsi del prezioso carico di merce. Male perché Salvatore cerca, riuscendoci, di "fregare" i propri compagni. Distrutto dalla perdita del figlio avuto da Veretta e tormentato dai sensi di colpa per l’uccisione di suo cugino, Salvatore si convince che il denaro ricavato dal colpo sia denaro maledetto. Tenta di salvarsi l’anima confessandosi e consegnando la refurtiva ad un prete, incontrato casualmente su un treno. Ma il destino ha deciso di giocargli un brutto scherzo…

  Nell’attuale clima infuocato di sindaci sceriffi, di crociate, di cittadini esasperati dalla prostituzione nelle strade, un film rievoca le puttane appassionate cantate da Fabrizio De Andrè. La Graziosa di Via del Campo oggi non avrebbe vita facile. Ma Daniele Costantini ha voluto reinventarla prendendo lo spunto da uno scritto proprio da De Andrè con Alessandro Gennari, Un destino ridicolo. «La storia è ambientata a Genova negli anni Sessanta» spiega Costantini «un’epoca di trapasso in cui convivono persone come il giovanissimo pappone d film, già proiettato in una dimensione moderna, e le prostituta, donne rimaste ancorate al dopoguerra. Le canzoni di De Andrè hanno sempre fatto scattare la mia immaginazione. Le ho viste come dei film. Marinella, la prostituta uccisa e gettata in un fiume, è un noir nella forma della favola. Bocca di Rosa è quasi una commedia all’italiana. Il libro da cui sono partito» aggiunge «non è scritto per il cinema. E un romanzo complicato, agli autori non interessava tanto costruire una storia quanto commentare quello che stavano raccontando. Ma i loro ricordi sono un po’ sfumati, i dettagli appannati, i fatti allontanati in un clima quasi fiabesco. Questa incertezza è la chiave del mio film, una favola nera di storie d’amore in un contesto di malavita».
Tre prostitute incontrano tre uomini — un giovanissimo pappone, un contrabbandiere di origine francese, un pastore sardo diventato bandito - che organizzano insieme il colpo della loro vita. Lo strano incontro avviene nei carruggi di Genova, vicoli strettissimi, una specie di labirinto dove le prostitute stanno sedute sulla soglia delle loro case. «Quelle cantate da De Andrè erano donne piene di vita e di passione» ricorda il regista « e avevano con il pappone un rapporto personale, a volte d’amore. Oggi nei vicoli di Genova ci sono poche italiane e molte straniere controllate da organizzazioni con cui il rapporto è impersonale, spesso crudele. Molte, in tutta Italia, sono finite sulla strada dopo essere state brutalizzate e l’aspetto giocoso, pure nella difficoltà di un lavoro come questo, non esiste più. La violenza che sta a monte di un fenomeno tanto attuale è un problema di criminalità organizzata, non di prostituzione».

Roberto Rombi – La Repubblica

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Lo sfondo e il contesto, sono il porto, i vicoli, le strade ed alcuni locali notturni della Genova del 1963. Un’epoca di trapasso in cui convivono persone come il giovanissimo pappone del film, già proiettato in una dimensione moderna, e le prostitute, donne rimaste ancorate al dopoguerra. Alla base il libro scritto da Fabrizo De Andrè e Alessandro Gennari, ma sono le canzoni stesse di De Andrè a fare da sfondo e ispirazione: in fondo Marinella, uccisa e gettata in un fiume, non è che un noir nella forma della favola, Bocca di Rosa quasi una commedia all’italiana...

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