Il
"principio dell'incertezza" é quello che governa la logica del Bene e produce i
giochi del Male, arco di un'etica sociale messa in scena da
Manoel de Oliveira
come fosse una telenovela in cui melodramma e astrazione si tengono per mano.
Come sempre il sublime gioco del maestro portoghese si distende nella limpidezza
di un Cinema che risponde a una logica visiva in cui ogni immagine materializza
un'idea, lasciando sfumare i concetti e sublimando le emozioni. Traendo spunto
da un romanzo di Agustina Bessa-Luis (Jóia de Familia), de Oliveira
intreccia i destini dei suoi personaggi lavorando sulle ipotesi di
verosimiglianza delle loro dinamiche morali, elaborando una commedia che di
scena in scena si apre al progressivo svelarsi della loro natura
benigna/maligna. Camila innesca il conflitto ma soggiace al suo destino in
ragione di una ipotesi di santità ed elezione divina che ha il sapore
solipsistico dell'allucinazione; José si china verso il lato oscuro del suo
carattere, ma mostra una nobiltà d'animo che forse non appartiene ad Antonio, il
quale sposa Camila ma poi non ne raccoglie le ragioni... Celsa è nutrice che
genera l'intreccio di vite e passioni e ne subisce il peso con addolorata e
consapevole impotenza... de Oliveira gioca con i risvolti della sua commedia,
apre parentesi inattese, ipotizza torsioni noir, materializza un cinema che
supera se stesso nello sconfinamento stilistico purificato da ogni
sovrastruttura. Il gioco é alto, né potrebbe essere altrimenti trattandosi del
lavoro di uno dei massimi registi viventi. La poesia e la filosofia si
acquietano all'ombra della commedia e l'opera scorre limpida e chiara:
normalmente deoliveriana....
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