Possession - Una storia romantica |
da Il Corriere della Sera (Maurizio Porro) |
Il romanticismo british, frenato ma talvolta anche sfrenato, della repressiva epoca vittoriana di 150 anni fa, vince uno a zero sul falso permissivismo di oggi. E' la tesi del quarto, ricco, emozionante film d'un autore in crescita, Neil Labute, che con Possession continua l'analisi dei rapporti a due, iniziata decisamente contro i maschi, in Nella società degli uomini e Amici e vicini e proseguita poi polemizzando col mondo virtuale della tv in Betty Love. Ora compie, complice il magnifico romanzo della Byatt Possessione (ed. Einaudi), un'operazione di simbiosi e sintonia più difficile e raffinata, andando a spasso nel tempo e nei sentimenti con l'aiuto fondamentale delle luci soffuse e introspettive di Escoffier e delle scene di Luciana Arrighi. Tutti insieme, al comando del regista, riescono ad aprire, con quella certa magìa che produce solo il tempo, una porta (anche solo d'albergo) sul passato, mescolando le memorie e gli affanni d'amore con un sentito respiro poetico. Si tratta di esplorare, come in un thriller che sarebbe piaciuto a Proust, misteri letterari postumi e sorprese d'amore, ma senza manuale per l'uso. Due studiosi di letteratura, una fredda inglesina di famiglia bene e un giovane e aitante americano (nel libro era un dèmi proletario inglese, ma su quella classe il regista era inesperto), tallonati da rivali senza scrupoli, scoprono per caso che le amorose lettere trovate in soffitta, firmate da uno scrittore vittoriano celebre, Randolph Henry Ash non erano per la moglie ma per la poetessa omosessuale e femminista Christabel LaMotte, che l'aveva invitato nel suo salotto. Una relazione nascosta ma profonda, tanto da provocare il suicidio dell'amica del cuore. Mentre il mistero dei sentimenti si dipana, nei limiti della congenita ambiguità del cuore, i due accademici messi alla prova dei fatti non resistono a copiare e a rivivere in play back una forte, ma impaurita attrazione. Se gli artisti vittoriani, in anni bacchettoni, si misero in gioco senza timori puntando sul desiderio, qualunque esso fosse, vivendo così un rapporto appassionato ed emancipato, i contemporanei non hanno sufficiente coraggio, si attraggono e si respingono, fanno le bizze protetti dal falso progressismo per cui oggi tutto è permesso (ma nulla è veramente sentito). Possession è una struggente love story venata di occulto, composta di frammenti amorosi e sospirata in un equilibrio delicato che entra sottopelle sull'onda del fascino dei volti e dell'armonia della «recherche» di un Tempo in cui tutti ci si confonde. E in cui Gwyneth Paltrow, tornata romantica a tempo pieno, e Aaron Eckhart, attore-feticcio di Labute, si scambiano una bella gamma di richiami sensuali e sottigliezze espressive, pavidi di fronte allo slancio postumo del bravo e malinconico Jeremy Northam (nella cui figura si compendia un ideale romantico alla Browning) e Jennifer Ehle, il cui carattere fonda la Dickinson e la Barrett. La morale? Che in amore non c'è. Resta un sottile gioco erotico di squadra doppia in cui vince il coraggio affascinante del rischio, da sempre il vero jolly dell'amore. |
TORRESINO - ottobre 2002