da La Stampa (Alessandra Levantesi) |
Pare sia stata pagata quattro milioni di dollari la sceneggiatura di Panic Room firmata da David Koepp: una cifra ben investita se si pensa che ha ispirato a David Fincher (il talentuoso regista di Seven e Fight Club), un un thriller nel suo genere perfetto. Il film prende spunto dal fatto che molti ricchi si allestiscono in casa un bunker inaccessibile, rifornito di provviste, telefono e monitor. Una piccola fortezza blindata in cui rifugiarsi in caso di pericolo, vuoi che si tratti di una catastrofe nucleare, vuoi che ti facciano visita dei male intenzionati. Come succede a Jodie Foster, una divorzianda che con la figlia adolescente Kristien Stewart si è appena trasferita in una lussuosa villa a quattro piani nel cuore di Manhattan. Affaticata dal trasloco e con il cuore a pezzi, Jodie si rilassa con un bagno ristoratore e un buon bicchiere di vino e si addormenta di un sonno inquieto, risvegliandosi dal quale scopre con orrore che tre individui sono penetrati in casa. Velocemente madre e figlia si barricano nella camera di sicurezza con la speranza che i ladri arraffato il possibile se la svigneranno. Ma c’è un problema: quello che Forest Whitaker, Jared Leto e Dwight Iyoakam cercano si trova proprio nella «panic room» divenuta così una trappola. All’inizio del film, un agente immobiliare fa compiere alle acquirenti una visita guidata in modo che lo spettatore acquisti familiarità con l’ambiente che sarà teatro della claustrofobica partita fra le due donne e i tre intrusi. Una partita che Fincher ispirandosi a Hitchcock, gioca da virtuoso ottenendo il massimo del movimento dallo statico set senza attardarsi in picologismi e senza mai perdere il ritmo della suspense. Protagonista della pellicola doveva essere Nicole Kidman che, infortunatasi a un ginocchio, ha dovuto lasciare dopo tre settimane (ma la Foster - arrivata in extremis e per di più incinta - è il punto di forza del film e non si può pensare interprete migliore); le riprese sono durate il doppio del previsto e causa «divergenze creative» lo straordinario direttore di fotografia Darius Khondji è stato sostituito da Conrad Hall jr. Tuttavia questi incidenti di percorso non hanno nuociuto all’impeccabile qualità di Panic Room, bagnato da una luce che dal nero fa emergere pallidi, plumbei toni di giallo, blu e grigio, mentre le fugaci immagini degli esterni sono battute da un´implacabile pioggia... |
TORRESINO maggio 2002