Sì è imposto alle visioni il sudcoreano
My Dear Enemy
di Lee Yoon-ki, tratto da un romanzo dello scrittore giapponese Taira
Azuko, storia di una donna che incontra il suo ex fidanzato e gli sta alle
calcagna per farsi restituire un vecchio prestito.
L'incontro tra i due,
racchiuso nell’arco temporale di una sola qualunque giornata, prospetta
quindi la ricerca del denaro come occasione per esaminare due personalità,
due emisferi disgiunti e contrapposti, incapaci di definire il proprio
passato, e costretti a una convivenza forzata che sembrerebbe descrivere
il lieve e malinconico addio al passato. Lee Yoon-ki volge lo sguardo ai
ricordi, come forma irrinunciabile e irrimediabile al susseguirsi del
tempo, ne riempie inestricabilmente il tessuto narrativo, facendone i
promotori nodali dei (ri)sentimenti che accompagnano la vita degli amanti.
Il tempo stesso sembra fuggire alla possibilità di non essere un mero
susseguirsi di ricordi o illusioni, di intermittenze eventuali a cui ci si
abbandona senza troppe pretese né convinzioni o aspettative. Le
circostanze per la riscossione dei soldi offrono la possibilità per
l’emersione e la ridefinizione del passato, di ciò che è avvenuto ma non è
stato compreso, ed è così che i caratteri dei due personaggi si plasmano
secondo un nuovo punto di vista, dalla valenza personale e taciuta,
svelata solamente da modulazioni vocali o gesti sottratti al controllo
delle apparenze. Ogni ragazza a cui viene chiesto l’aiuto economico da
parte dell’uomo si dimostra felice di ricambiare la disponibilità e la
generosità ricevute dallo stesso in precedenza, ma la determinazione
dell’ex fidanzata non assicura mai un’occasione per un rimedio, lasciando
avvertire la presenza inquieta di un’insopprimibile memoria. Alla fine,
raggiunto (forse) lo scopo, rimane a noi la consapevolezza che non sia
avvenuta alcuna conclusione: le due vite si disperdono nella notte, come
se nulla fosse effettivamente accaduto, nulla fosse cambiato, nulla fosse
importante; lasciate a un destino, a una realtà, che rimarrà per sempre
inaccessibile. A dispetto dell’imperturbabilità dei sentimenti trattenuti
dei protagonisti,
My Dear Enemy rimane fedele ai
toni della commedia, una commedia leggera e rilassata, formalmente
semplice (perché “la semplicità - come dice il protagonista - è
positiva”, e non è sinonimo di semplificazione), che, anche grazie
all’ambientazione urbana raffinata di bar, ristoranti, uffici e abitazioni
dagli arredamenti minimali e ricercati e al tocco sofisticato del jazz
della colonna sonora di Kim Jung-bum, richiama certi sapori e sentimenti
newyorkesi cari a
Woody Allen.
Imprescindibile l’attrice protagonista, Jeon Do-yeon, vincitrice a Cannes
nel 2007 per l’interpretazione in Secret Sunshine di Lee Chang-dong
(Oasis, 2002).>>

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