Miss Violence
Alexandros Avranas
- Grecia 2013 - 1h 39'

LEONE D'ARGENTO per la regia
COPPA VOLPI miglior interpretazione maschile


 

   Miss Violence è uno dei film rivelazione della settantesima edizione della Mostra del cinema di Venezia, dove ha ricevuto due tra i premi più importanti: il Leone D'argento per la miglior regia (Alexandros Avranas, alla sua seconda opera) e la Coppa Volpi per la migliore interpretazione al protagonista maschile Themis Panou.
Il film si apre con una banale festicciola di compleanno in un interno piccolo borghese, che viene improvvisamente interrotta dal suicidio della undicenne festeggiata. Di fronte alla scioccante tragedia la famiglia reagisce inspiegabilmente con grande compostezza, cercando di tornare immediatamente alla normalità. Mentre le autorità conducono le indagini di rito, senza approdare ad alcun risultato, lo spettatore vive la quotidianità del nucleo familiare, fino a scoprire nella violenza che regna all'interno le ragioni del drammatico gesto...
Avranas sceglie di rappresentare la famiglia evidenziando innanzitutto che si tratta di un universo chiuso. I suoi membri frequentano il mondo esterno, hanno contatti con persone e ambienti diversi, ma quando rientrano in casa si riadeguano immediatamente alle regole e alle dinamiche che regnano all'interno. Quello che c'è fuori non scalfisce quello che c'è dentro. Non a caso il film si apre con una porta chiusa che si apre per farci penetrare in questo mondo a parte; e si chiude con una porta che viene chiusa con un chiavistello, lasciandoci fuori, ma soprattutto serrando all'interno il nucleo familiare. E chi entra in casa, anche una semplice vicina, viene sentita e trattata come un elemento estraneo da espellere.
Quello che il film rappresenta meglio è proprio la stretta rete di regole e riti attraverso cui il padre ha imbrigliato sua moglie, le sue figli, i suoi nipoti. Non si tratta di atti eclatanti: sono piccole sfumature di oppressione e crudeltà nascoste in gesti quotidiani, in parole dette con calma, in sguardi freddi, e, soprattutto, in pesanti silenzi. In tutta la prima parte la regia riesce a far percepire allo spettatore l'enorme violenza celata in ogni atto, anche minimo, attraverso cui il padre domina tutti i membri della famiglia: centrale è il controllo del cibo, che viene di volta in volta pesato, negato, concesso. E non a caso i momenti in cui vi sarà una reazione, all'inizio e alla fine del film, sono preceduti da una elargizione di cibo, usato come esca o ricompensa.
La scelta di far emergere la violenza dalla routine si appoggia anche sulla fotografia, che rende bene il grigiore della “normalità”, ma soprattutto sull' interpretazione della figura del padre da parte di Themis Panou, meritatamente premiato. È impressionante vedere come quest'uomo così insignificante nel mondo esterno, mediocre nel lavoro, sottomesso con l'autorità, rimanendo sostanzialmente identico prenda il controllo nel suo “regno”.
Come Avranas ha sottolineato, si tratta di una storia universale, tant'è vero che l'episodio di cronaca a cui è il film è ispirato è accaduto in Germania, ma l'esigenza di raccontarla è anche legata alla crisi sociale profonda che la Grecia sta vivendo: analizzare le dinamiche di potere interne alla famiglia è un modo, continua il regista, per evidenziare dei meccanismi che, a partire dalla sua cellula prima, regolano un'intera società . E sceglie così di narrarci un storia di miseria morale, di persone che sopportano passivamente soprusi e violenza, perché in quella miseria morale sono immersi. Ma attenzione al finale...

Licia Miolo - ottobre 2013 - pubblicato su MCmagazine 35

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Il giorno del suo undicesimo compleanno, Aggeliki salta sorridendo dal balcone della sua abitazione. Mentre la polizia e i servizi sociali cercano di capire le ragioni di quello che appare come un suicidio, la sua famiglia continua a ripetere che si è trattato di un incidente. Quale oscuro segreto Aggeliki ha portato con sé nella tomba? Perché i familiari si ostinano a cercare di dimenticarla e ad andare avanti con le loro vite? Un regia di inesorabile efficacia fa sì che lo spettatore viva all'interno della quotidianità del nucleo familiare, fino a scoprire nell'ambiguità di violenza e sopraffazione che vi regnano le ragioni del drammatico gesto... Premiato a Venezia con il LEONE D'ARGENTO per la regia e la COPPA VOLPI per la miglior interpretazione maschile.

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