Il mercante di Venezia
(The
Merchant of Venice) |
da La Repubblica (Roberto Nepoti) |
Nei suoi furori shakespeariani, Orson Welles prendeva per sé i caratteri fieri e grandiosi (Otello, Macbeth, Falstaff). Al Pacino preferisce gli umiliati e offesi, motivati dal rancore e dall'odio: dopo il deforme Riccardo III, si dedica a Shylock, il mercante di Venezia disprezzato e sbeffeggiato che tenta di lenire le ferite inferte al suo orgoglio rivalendosi sulla carne di un cristiano… C'è poco di nuovo nel Mercante di Venezia diretto con piatta diligenza da Michael Radford: la sceneggiatura aderisce alla lettera del testo; la messa in scena coniuga in modo un po' artificioso i costumi del Cinquecento con le riprese nella città lagunare e gli interni ricostruiti in Lussemburgo; il cast ha l'aspetto "europudding" (con innesti americani) quasi inevitabile in questo genere di coproduzioni. Però. Però c'è Al Pacino, un grande Pacino che riesce a infondere al personaggio non solo umanità (il celebre monologo "se ci pungete non sanguiniamo? se ci fate il solletico non ridiamo?"), ma vi somma una sorta di dolente grandiosità. |
i giovedì del
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TORRESINO
maggio-giugno 2005
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