Manuale d'amore
Giovanni Veronesi - Italia 2004 - 1h 55'


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da La Repubblica (Roberto Nepoti)

     Frammenti di un discorso amoroso all'italiana. Nata da un'idea di Vincenzo Cerami, Manuale d'amore è una commedia in quattro parti che ripercorre le fasi-chiave del percorso di coppia: l'"innamoramento", la "crisi", il "tradimento" e l'"abbandono" (a rigor di termini manca l'"amore" vero e proprio, sbrigativamente liquidato alla fine del primo capitolo: ma la felicità, si sa, non ha storia). Facendo un po' il verso alla sociologia dei sentimenti, dilagante sulla carta stampata e traboccante dal teleschermo, Veronesi e Chiti hanno scritto un poker di sketch che sintetizzano l'itinerario di una coppia-tipo dei nostri giorni; affidando, però, ciascun episodio a un binomio diverso d'attori. Il primo, il più delicato, mette in scena il colpo di fulmine di Tommaso (Silvio Muccino) per Giulia (Jasmine Trinca); ricorda Che ne sarà di noi, col ragazzo timido e un po' goffo ma determinato a espugnare il cuore della bella. Via via che la fenomenologia amatoria evolve, gli episodi si fanno più ironici, non senza qualche dose di cinismo. "Crisi" mette a confronto Margherita Buy e Sergio Rubini nella fase in cui, all'amore, sottentrano il rifiuto dell'altro e la paura della solitudine. Appropriata la dose di malinconia; un po' ovvia l'ottusità del personaggio maschile a fronte della trepida Buy. Le cose vanno peggio con "Gelosia", dove la vigilessa Ornella scopre l'infedeltà del marito (Dino Abbrescia): si trasforma in una furia contro gli uomini in genere; e gli automobilisti in particolare. Luciana Littizzetto film precedente in archivio imperversa, confermandosi meno adatta al grande schermo che a quello piccolo. E' farsesco senza pentimenti "Abbandono", con tanto di personaggio nascosto sotto il letto e sul cornicione per sfuggire al marito dell'amante; lo sostiene però un Verdone in gran forma, cui tocca anche il compito di rilanciare il ciclo amoroso con una donna (Anita Caprioli) che lo spettatore ha visto all'inizio. Malgrado questo e altri personaggi siano delegati a fare da trait-d'union tra i diversi capitoli, le quattro parti sono - in realtà - autonome; non insistono sulle ambizioni sociologiche suggerite dal titolo ma, più saggiamente, intendono fornire un ragionevole divertimento a segmenti di pubblico (anche anagraficamente) variati. Ne esce un revival, per nulla disonorevole, delle commedie italiane a episodi di moda negli anni Sessanta, con relativi pregi (a cominciare da un cast particolarmente ricco) e difetti. Che sono poi quelli della pizza quattro stagioni: dove una fetta t'ingolosisce, un'altra può rimanerti indigesta.  

cinélite TORRESINO all'aperto: giugno-agosto 2005