Lourdes
Jessica Hausner - Austria 2009 - 1h 39'

Venezia 66° - Concorso

    Lourdes, terzo lungometraggio della regista viennese Jessica Hausner, ha ricevuto a Venezia un’ottima accoglienza sia dalla critica che dal pubblico, candidandosi da subito a ricevere un premio importante: così non è stato, ed è un peccato, perché il film merita un'attenzione che vada al di là della semplice curiosità per l’argomento trattato.
Christine (Sylvie Testud) è una ragazza costretta su una sedia a rotelle, con la sola possibilità di muovere la testa. Spinta forse più dal desiderio di uscire dal suo isolamento che da una fede profonda si reca in pellegrinaggio a Lourdes: nel gruppo degli accompagnatori uno in particolare (Bruno Todeschini) attira la sua attenzione. Una mattina Christine si accorge di potersi muovere e di riuscire a camminare: il miracolo da tutti atteso sembra aver toccato proprio lei. In un attimo si trova ad essere al centro dell’interesse di tutti, e la possibilità di intrecciare una relazione non sembra più così lontana. Ma tutto ciò è destinato a durare?
Chi desidera sapere qualcosa di più su un luogo a suo modo misterioso come Lourdes ha modo di entrare al suo interno e di esplorarlo. Il film è stato preceduto da un’attenta fase di preparazione e ricerca, durante la quale la regista ha più volte visitato il santuario per andare al di là del primo scioccante impatto. Noi scopriamo così con Christine tutte le procedure, i passaggi e i riti che regolano la visita , e anche tutti i personaggi che si muovono con precisione attorno a lei in questo luogo di dolore e speranza: i volontari dell’assistenza ai malati (le giovani accompagnatrici dell’ordine di Malta, gli ufficiali dello stesso Ordine), il gruppo dei malati con i loro parenti, le infermiere, i medici scrupolosi al limite della crudeltà, e naturalmente le suore e i preti preposti a garantire un supporto spirituale.
Ogni gruppo è un piccolo plotone di un grande esercito che si muove ordinatamente. Il funzionamento di questa grande
macchina, all'interno della quale ciascuno ha un ruolo preciso, è il primo elemento che la regista fa emergere, con una scelta di linguaggio costante, presente fin dalla prima inquadratura: la camera fissa su uno spazio vuoto ci permette di osservare come questo si riempia ordinatamente dando vita un disegno, come una danza di tessere che vanno a comporre un mosaico. E sul gioco dei ruoli la regista appuntava la sua attenzione anche nei suoi due primi film, Lovely Rita e Hotel, consapevole di quanto far parte di un sistema condizioni la nostra vita.
Proprio in questo luogo di interrogativi, "al" e "sul" sovrumano, più chiara si svela la componente umana spesso
meschina, fatta di curiosità, pettegolezzi, invidie: la Hausner riesce a darle visibilità con tocco leggero, affidandosi sempre con arguzia alla composizione dell’inquadratura. Così più che sul mistero del miracolo, alla fine del film sappiamo qualcosa di più del gioco della Commedia umana.
Non è che sul piano religioso il film abbia molto da dire: in questo senso né turba né illumina. Alla regia il miracolo interessa come forma in cui si concentra il mistero della vita: nella nostra ricerca di realizzazione quanto conta il nostro comportamento e quanto rimane insondabile? Il miracolo dunque come forma estrema di possibilità di felicità, che tutti inseguiamo: nessuno sa se arriverà e quanto durerà...

Licia Miolo - MCmagazine 27 (ottobre 2009)

promo

Christine è una ragazza costretta su una sedia a rotelle, con la sola possibilità di muovere la testa. Spinta forse più dal desiderio di uscire dal suo isolamento che da una fede profonda si reca in pellegrinaggio a Lourdes: nel gruppo degli accompagnatori uno in particolare attira la sua attenzione. Una mattina Christine si accorge di potersi muovere e di riuscire a camminare: il miracolo da tutti atteso sembra aver toccato proprio lei. In un attimo si trova ad essere al centro dell’interesse di tutti, e la possibilità di intrecciare una relazione non sembra più così lontana. Ma tutto ciò è destinato a durare?
Lourdes come luogo di interrogativi, in cui la componente umana e quella trascendente si confrontano con tocco leggero, affidandosi, con arguzia di stile, alla composizione dell’inquadratura. Così sono il rigore formale e l’approccio di rispettosa perplessità di fronte al mistero che caratterizzano quest'opera mirabile ove il miracolo interessa come essenza in cui si concentra il mistero della vita, come forma estrema di una nuova, possibile felicità che tutti inseguiamo: nessuno sa se arriverà e quanto durerà...


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TORRESINO - febbraio 2010

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