Lettera da una sconosciuta
(Letter from an Unknown Woman) |
Lettera da una sconosciuta si innesta perfettamente
nel ciclo sui grandi drammi hollywoodiani, iniziato la settimana scorsa
con Addio, Mr. Chips. Il livello
artistico di stasera è certamente superiore. Ophuls (di origine
tedesca - 1902 - ma naturalizzato francese) fu un regista raffinato e
malinconico, con una vena romantico-nostalgica di grande efficacia: il
suo film più famoso è forse La
ronde del 1950, ma Lettera da una
sconosciuta non è certo un'opera minore, anzi rende bene idea
della grande sensibilità di questo autore e della sua precisione
di stile, con una struttura narrativa puntigliosa e una grande sapienza
nei movimenti di macchina (non per niente Stanley Kubrick
lo apprezzò sempre moltissimo). La storia, ambientata a Vienna nel 1900, è quella di una donna che ama un uomo, non ricambiata. Ha un figlio da lui, cerca occasioni per ricostruire la loro fugace storia d'amore, ma l'uomo, un pianista fallito, riincontrandola neanche la riconosce. Sarà un lettera postuma che gli aprirà gli occhi sulla strana trama sentimentale che lo ha legato alla donna. Lettera da una sconosciuta è un melodramma esemplare, semplice, ma con un meccanismo narrativo molto elaborato. La voce fuori campo che 'esce' dalla lettera ci accompagna nel tempo presente, salta al momento della scrittura della lettera stesse, ci riporta ai ricordi che l'hanno generata. E proprio La protagonista (la dolce Joan Fontaine) in un passaggio dice "Io credo che ognuno di noi nasca due volte, il giorno in cui viene al mondo e quando prende coscienza della vita". Il suo triste destino la rende cosciente di una felicità non realizzabile, il suo appassionato inseguire sembra essere nient'altro che un cieco ripetersi proprio di un destino crudele. Un critico americano, parlando del cinema di Ophuls ha detto: "L'amore, tema principale che percorre tutta la sua opera, è visto quasi sempre nel contesto della sua perdita". e.l. telechiara ottobre 1991 |