da La Repubblica (Roberto Nepoti) |
Julia (Carmen Maura), bella donna sui quaranta, vive con un disoccupato e lavora per un'agenzia immobiliare. Mentre cerca di vendere un appartamento di un malconcio condominio, trova per caso sei miliardi in banconote nascosti nella casa di un morto: ci vede l'occasione per emanciparsi dalla sua mediocre esistenza e decide di tenerseli. Non sa che gli inquilini hanno ordito una congiura per mettere le grinfie sulla montagna di pesetas. Ora l'ostacolo da eliminare è lei. Parabola sull'umana avidità («La droga più potente sono i soldi» recita uno spot televisivo nel film), La comunidad è stato un grande successo in Spagna, dove ha ricevuto quindici candidature agli Oscar locali, i Goya, e vari premi per l'interpretazione di Carmen Maura, la quale non ha perduto un grammo della verve e dell'energia che la caratterizzavano ai tempi in cui recitava per Pedro Almodóvar. E in effetti è un film ben riuscito, che gioca bene sui confini di genere alternando commedia nera, thriller, satira, horror... Álex de la Iglesia s'ispira palesemente a Hitchcock: non soltanto raccontando una storia che non gli sarebbe dispiaciuta; ma anche citando lo stile dei titoli di testa di Saul Bass o girando l'epilogo sui tetti di Madrid... |
da La Stampa (Alessandra Levenatesi) |
La comunidad è il film più coerente di Alex de la Iglesia, girato con bel ritmo e allegramente interpretato (la straordinaria Carmen Maura è il centro propulsivo del film) [...] La filosofia di base, tanto cinica quanto realistica, è che è il denaro a muovere il mondo: la differenza fra Julia e gli altri è che lei non si ammanta di falsi moralismi e va dritta allo scopo. Il condominio come metafora di un gruppo umano che si finge solidale e invece è in perpetua guerra e pronto a qualsiasi bassezza non è nuova, ma funziona sempre. E De la Iglesia è bravo a inserire da una parte la marcia della pochade e dall’altra a tirare i fili della suspense ispirandosi (come tutti) al maestro Hitchcock quando si tratta di sospendere personaggi nel vuoto [...] Poiché ha cominciato sotto le ali di Almodóvar, produttore con il fratello Agustin della sua opera prima Azione mutante, Alex de la Iglesia corre il rischio che sul suo cinema pesi un’aspettativa sproporzionata. Il regista basco ha senz'altro in comune con il grande Pedro una visione grottesco-surreale della vita di matrice squisitamente ispanica e il vezzo di attingere formalmente al pop, al pulp e al trash: però De la Iglesia predilige la fantascienza e l’horror piuttosto che il melò fiammeggiante; e la sua partita non è la ricerca del rigore autoriale, quanto la voglia di buttarla in ridere. |
LUX - aprile/maggio 2001
promo: Un
morto, sei
miliardi nascosti nella sua casa e tutti gli inquilini del palazzo a
caccia del malloppo... Alternando commedia nera, thriller, satira (e
horror) De la Iglesia mostra di sentire l'influenza di Almodovar, di
ispirarsi palesemente a Hitchcock, ma di pensare soprattutto a far
divertire il pubblico (quindici candidature agli "oscar"
spagnoli!) |