Kiss (Living
Out Loud) |
da Duel (Marta Maria Casetti)
Sono uscita da Kiss con gli occhi spalancati, e per un pomeriggio me ne sono chiesta i perché. Una grande prova di attori? Non basta. Una sceneggiatura con tutte le battute "giuste"? Peggio che andar di notte. Poi ho capito: è Holly Hunter. Holly Hunter è una donna. Non è una graziosa ragazzina come se ne vedono a tutte le ore su Mtv. Piccola come uno scricciolo, solida come una roccia. E in Kiss ci sono tutti i piccoli stratagemmi con cui le donne sopravvivono alla faccia dello schifo di questo mondo, riuscendo pure a uscire dai pantani peggiori. Ci sono gli hamburger solitari alle due di notte, e le battute che si fanno nelle toilette dopo un bicchiere di troppo. Ci sono tutti i mondi paralleli in cui ci si rifugia per qualche istante, per prendere una boccata d'aria senza buttarsi dalla finestra. Ci sono le notti in discoteca in cui senza pensare ritrovi te stessa; ci sono le amiche, e i confidenti per i quali finisci a sognare un amore. La Cuore Solitario de La Finestra sul cortile veniva salvata dal principe azzurro, sia pure nelle insolite vesti di pianista. Stavolta è il principe azzurro più sottotono del cinema, Danny Devito, a farsi salvare per poi sposarsi la solida conterranea. Niente passioni folgoranti e grandi promesse di notti di fuoco: sul gigolò - pardon, "massaggiatore erotico" - ci si fanno quattro risate; quando lei, dolcissima, dichiara: "Non voglio stare sola stanotte", l'angelo custode incontrato in ascensore veglia sulla poltrona mentre la bella addormentata si raggomitola sul divano. Kiss, è un bacio imprevisto a darti la forza, e sei solo tu a cambiarti la vita, altro che effetti speciali. E alla fine, beh, si sopravvive e si riprende a vivere.