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Mccarthy é un borgo del Texas che vive
di luce riflessa: la "fonte" é a poche miglia, a Marfa,
dove nel '55 si girarono gli esterni (la fattoria di Reata) di
Il Gigante,
ultimo film interpretato da James Dean, qualche mese prima di perdere la
vita in un incidente con la sua Porsche bianca (30 settembre 1955). E nel
drugstore di Mccarthy, il "Five & Dime", si ritrovano, a
vent'anni da quella fatidica data, le ex-componenti (ma é corretto
chiamarle "ex" ?) del piccolo vecchio club "Disciples of
Jimmy Dean": il loro incontrarsi si risolve in un amaro momento di
verifica delle proprie singole esistenze.
Edna Louise é la proprietaria del locale, la più anziana
del gruppo. Vent'anni prima aveva con sé il marito a gestire l'emporio
(e ad ubriacarsi di
nascosto) ma lo squallore del locale è tale
e quale, con la carta moschicida che pende dal soffitto e il neon rosa
a incorniciare una stampa oleografica di Gesù (i lumini sono per
le foto di James Dean). Sissy é sboccata quanto basta per
delineare il suo personaggio disinibito e procace. Il suo seno é
stato da sempre occhieggiato dai maschi del paese, ma una delle "rivelazioni"
dell'incontro sarà proprio il suo dramma di donna "di plastica":
un tumore alla mammella l'ha costretta all'asportazione totale ed a questa
frustrazione della sua femminilità si è aggiunta quella di
essere stata poi abbandonata dal marito. Juanita e
Stella Mae
fanno solo da contorno ma stigmatizzano con sottigliezza due facce contrapposte
della "moglie" americana: la grande vitalità e la superficiale
allegria dell'una escono sconfitte alla distanza dall'impacciata timidezza
e dall'appagante serenità familiare (7 figli!) dell'altra.
Mona:
è la presidentessa del club ed anche al presente vive della "luce
riflessa" dell'indimenticabile Jimmy. Per lei è stato più
che un idolo lontano, è stato concretamente il "messia"
del mito americano che l'ha incontrata ed amata in una notte sul set de
Il Gigante rendendola madre: l'ironia della sorte ha voluto che
Jimmy Dean junior nascesse probabilmente malato di mente (il trauma nella
gestante per la morte del divo?) o almeno crescesse come tale tra le "cure"
di una madre invischiata sempre più tra mito e follia. L'ironia
delle circostanze vuole che ora il novello Jimmy fugga a sua volta a bordo
di una Porsche, forse proprio per l'accavallarsi ineluttabile di mito e
realtà. Joanna si caratterizza come il "deus ex machina"
della vicenda. Nel '55 "lei" era Joe, l'unico ragazzo del club,
incerto nella sua virilità; fu violentato proprio dal futuro marito
di Sissy e la sua insicurezza psicologica e sessuale lo ha portato, con
un'operazione, ad una completa transessualità: ora è a tutti
gli effetti una donna ed è da questa "rivelazione" che
prendono spunto tutte le altre. In primis quella che fu proprio Joe e non
James Dean, in quella notte, il compagno di Mona e che forse l'aggrapparsi
allora 1'uno all'altro, anziché alle idolatrie divistiche ed ai
luoghi comuni, avrebbe assicurato ad entrambi una vita più vera.
Non importa comunque se le amarezze sono state più forti delle soddisfazioni,
né che la delusione sembri l'unico destino per questo microuniverso
americano, ciò che vale è la dinamica del ritrovarsi tra
esseri umani e riagguantare un po' di energia per la riedizione del proprio
esibizionismo liberatorio: Mona, Sissy e Joanna intonano come ai bei tempi
"I've been working on the Railroad"…
Tutto il mondo in una stanza. Anzi in un emporio,
l'emporio del mito! In vent'anni nulla è cambiato nel drugstore
di Mccarthy proprio come nulla sembra essere cambiato nell'atteggiamento
verso la vita delle protagoniste. Solo che ora le pareti della stanza sono
ancor più tappezzate di foto e di cimeli di James Dean, appesi qua
e là quasi a tamponare le falle del mausoleo del sogno in celluloide;
"mausoleo" non solo esteriore ma legato a filo doppio alla fragilità
delle illusioni umane che si perpetuano nel tempo. Il grande specchio del
locale attraverso cui
Altman soffusamente amalgama passato e presente non
riesce a raggiungere la potenza evocativa dello schermo bianco che rigenera
l'immaginario inconscio (come forse era nell'intenzione dell'autore), ma
ugualmente il fitto dialogo delle protagoniste, il continuo intersecarsi
di riferimenti, ricordi, attualità e apparizioni arriva a creare
un'atmosfera sospesa di afa esistenziale ("temevo che l'estate
finisse, invece durerà per sempre") e di nostalgia consolatoria
("compreremo Reata ed andremo ad abitarci per sempre").
Il fascino del cinema di Altman pervade insomma
Jimmy Dean, Jimmy Dean,
corroborato più dalla straordinaria verve delle attrici che dalla
consunta teatralità del testo di Graczyk: la personalità
del regista si nota proprio nel (ri)tocco del finale (con i titoli di coda
già in corso). La cinepresa vaga tra le pareti del drugstore; tutto
è decrepito e di fotografie, suppellettili, mobilio non restano
che i mesti "relitti" spazzati dal vento acre e polveroso del
Texas: il tempo ha fatto ancora una volta giustizia dei feticci del mito
o forse quelle immagini non sono che le vere immagini del "vent'anni
dopo", al di là della forza dell'immaginazione e della suggestione
dei ricordi.
ezio leoni
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Espressione
Giovani
settembre-ottobre1984
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soggetto e sceneggiatura:
Ed Graczyk dalla sua omonima commedia
fotografia:
Pierre Mignot. Scenografia:
David Gropman.
interpreti: Sandy
Dennis (Mona), Cher (Sissy), Karen Black (Joanna), Mark Patton (Joe), Marta
Heflin (Edna Louise), Sudie Band (Juanita), Kathy Bates(Stella Mae).
produzione: Scott
Bushnell per Mark Goodson e Viacom Enterprise (girato
in 16mm)
distribuzione: Bim. |