Hook
- Capitan Uncino |
La reinvenzione di una fiaba classica un'impresa davvero
ardua. L'unico ad aver osato tanto, più volte, in campo cinematografico
è stato Walt Disney con le riletture a cartoni animati di titoli
famosissimi, da Biancaneve
a La Bella
e la Bestia. Anche grandi operazioni
spettacolari come Il mago di Oz o La
storia infinita hanno nella loro genesi una "ricostruzione"
originale nella trasposizione da linguaggio letterario a linguaggio filmico.
Ma lo staff di Steven Spielberg nel creare Hook ha osato di più,
ha inventato un sequel di un libro famoso (il Peter Pan di J.M.
Barrie, già filmato dal solito Disney nel 1953) coniugando le tematiche
e le atmosfere dell'idea originaria in un'effervescente ambientazione
anni 90 ove il ragazzo che non voleva mai crescere ha scelto ormai da
tempo la via del conformismo umano: si è innamorato (nientemeno
che della nipote di Wendy, ormai nonna) e per amore ha accettato di crescere,
di essere adottato da una rispettabile famiglia americana, diventando
infine un perfetto yuppie, un esecrabile padre di famiglia, dimentico
dei valori dell'infanzia e quindi anche del proprio passato. Il
"rimosso" di Peter Banning (ex-Pan) è così radicato
che neanche la vendetta di Capitan Uncino (Hook!), che gli rapisce entrambi
i figli tenendoli prigionieri sull'Isola-che-non-c'è, riesce
a scuoterlo dal blocco esistenziale che lo contraddistingue. Telefono
cellulare sempre in mano, cuore e cervello occupati solo da impegni d'affari
assillanti, Peter non sa reinserirsi nel suo ruolo di eroe scavezzacollo,
non riesce a trovare "un pensiero felice" che gli faccia da
passaporto per il regno della fantasia... Ma c'è davvero qualcuno
che dubiti di riveder volare l'indomito Pan? Il grande gioco in celluloide di Spielberg conduce lo spettatore in un universo spettacolare dove tutto è concesso tranne l'assenza del lieto fine: i disvalori della società del benessere vengono strapazzati a colpi di avventura e l'immancabile bagaglio di riferimenti pedagogici si sublima in un caleidoscopio di ammiccamenti cinematografici. Non per niente la vecchia Wendy apostrofa i suoi ospiti con un metalinguistico "non si cresce in casa mia!" e, nel finale, il ritrovato Peter Pan non può che riprendere la vita di tutti i giorni, senza nostalgie fantastiche, ricordando a tutti che anche "vivere può essere un'avventura straordinaria!". Tra lo stupore per gli arzigogoli della sceneggiatura e per i rutilanti effetti speciali, Hook si presenta come l'ennesima, affascinante fiaba tecnologica del cinema hollywoodiano. Un film sorridente, da affrontare con nostalgica spensieratezza, ma, concedeteci, senza troppo abbandonarsi al flusso dei ricordi. Per non rimpiangere, ancora una volta, le dolci favole firmate Disney e l'indimenticabile freschezza di quel suo magico Peter Pan. e.l. La Difesa del Popolo 10/5/92 |