Premiato
(giustamente) come miglior opera prima, Hedi,
del tunisino Mohamed Ben Attia, è certamente une delle poche belle
sorprese del concorso. Coprodotto e sponsorizzato dai carismatici
fratelli Dardenne,
è una tenera storia di amore e di auto-superamento, ambientata sullo
sfondo della Tunisia odierna, tra crisi economica, terrorismo e la
sensazione che la "primavera" di pochi anni fa non sia servita a
niente.
Hedi, il protagonista, è un mite ragazzone sui 25 anni, arrivato alle
soglie della maturità e nell'imminenza di un matrimonio
semi-combinato, senza aver mai avuto il coraggio di dire di no. Tutto
nella sua vita è sempre stato organizzato dalla madre Baya, una vedova
autoritaria, abituata a decidere al posto suo. È lei che ha scelto
come futura moglie Khedija, una bella ragazza di ottima famiglia (con
cui peraltro i rapporti si limitano da anni a casti colloqui in
macchina sotto al balcone di casa!) e gli ha trovato un lavoro
malpagato e ancor meno amato come rappresentante per la Peugeot.
Adesso è tutta presa dai preparativi (cibi, vestiti, invitati) per lo
sposalizio tradizionale, in occasione del quale arriverà dalla
Francia, dove si è sposato e ha fatto fortuna, l'altro figlio Ahmed.
Lui sì che ha dato soddisfazioni alla mamma, altro che quello
smidollato del fratello! Il protagonista si avvia così verso il suo
incolore destino, quando un viaggio di lavoro lo porta a Mahdia, città
turistica sulla costa dove soggiorna in un enorme resort semi-deserto
(impossibile non pensare ai terribili effetti che i recenti attentati
debbano aver avuto sul turismo della Tunisia). Ed è qui che conosce
Rim. Lei, 30 anni, spontanea, evoluta, immediatamente sensuale, è
quella che chiameremmo una G.O. (gentil organizateur); si occupa degli
sparuti gruppi di turisti ed anche canta e balla dopo cena con un
improbabile gruppo musicale caraibico. Gli opposti si attraggono:
scocca la scintilla. Hedi (non dimentichiamolo mai quando parliamo dei
paesi arabi musulmani) finalmente e per la prima volta conosce il
sesso, quello vero. Lei gli propone di seguirlo in Francia, lui è
finalmente sé stesso, riesce a parlare di quello che veramente sente e
ama (ha sempre sognato di essere un disegnatore di graphic novel).
Insieme ridono, si divertono, e rievocano i momenti di quella
primavera araba, quando, per un attimo, "tutti siamo stati noi
stessi". L'alternativa di Hedi è ora questa: fare come sempre gli
è stato imposto o mandare all'aria il matrimonio e provare ad essere
felice?
Il parallelo tra la sua scelta personale (Khedija o Mir?) e quello del
suo paese tra tradizione e modernità è forse un po' schematico, ma
pertinente. Il regista Attia, con la sua narrativa semplice ma
coinvolgente (ci sarà una manina del Dardenne?), suggerisce senza
affermare, riuscendo a darci un'immagine efficace della realtà odierna
del suo paese. Alla fine, dopo i prevedibili drammi e scontri con le
due famiglie, una scelta ci sarà. Così, sembra augurarsi il regista,
sarà anche per la Tunisia.
PS: Ad
Majd Mastoura è andato il premio come miglior attore. Decisione
rispettabile, anche se c'erano altre opzioni, basti pensare ai due
giovani interpreti di Quand on a 17 ans.
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