La generazione rubata
(Rabbit
Proof Fence) |
da Il Manifesto (Antonello Catacchio) |
Sono molti i registi australiani che dopo essersi messi in evidenza in patria sono andati verso gli Stati Uniti per dirigere film di budget hollywoodiano. Tra questi uno dei più talentuosi è Phillip Noyce. Ma le radici sono forti. Soprattutto per chi, come Noyce, non dimentica che l'Australia, come la conosciamo oggi, è stata fatta a scapito di chi in quella terra abitava da sempre: gli aborigeni. In uno dei suoi primi film, Backroads, Noyce aveva già puntato l'obiettivo sulla questione. Per questo quando Doris Pilkington lo ha chiamato per sottoporgli il suo romanzo, Noyce non solo lo ha letto, ma è tornato in Australia per trasformarlo in film. Un film che racconta una vicenda poco nota al grande pubblico. Nei primi decenni del `900, il governo aveva deciso di preoccuparsi dell'educazione dei meticci, i figli di bianchi e aborigeni. Per questo aveva allestito un'apposita struttura che con l'aiuto della polizia aveva il compito di rapirli per deportarli in collegi dove sarebbero stati cristianamente educati alla civiltà. La nostra. Doris Pilkington è figlia di Molly Craig e nel romanzo ne racconta la storia. Nel 1931 Molly, quattordici anni, viene rapita con la sorellina Daisy di otto e la cuginetta Gracie di dieci. Sono portate in un centro che dista 1500 miglia dal loro villaggio. Ma Molly, nonostante il rischio di severe punizioni, decide di tentare la fuga, con le due bimbe al seguito. Per orientarsi costeggiano il Rabbit Proof Fence (titolo originale del film) ossia il recinto per fermare i conigli che devastavano le coltivazioni, un recinto lungo migliaia di chilometri. La storia del film è la lunga fuga di tre bimbe braccate. E non si creda che questi rapimenti fossero cose d'altri tempi, il governo australiano ha seguito questa pratica sino ai primi anni `70. E le vittime di quell'educazione mostruosa sono oggi definite generazione rubata. Noyce, con un budget modesto, ha cercato non tanto di risarcire chi ha subito un'ingiustizia patente, nessuno potrà restituire anni e vite rubate e stravolte, ma dare visibilità agli aborigeni, alla loro storia e alla loro cultura. Perché intorno a quella incredibile fuga c'è una concezione e una conoscenza del mondo che l'uomo bianco non è riuscito a estirpare nonostante tutte le violenze commesse in nome della civiltà. Everlyn Sampi, Laura Monaghan, Tianna Sansbury sono le tre ragazzine protagoniste del film, braccate dal più grande tra gli attori aborigeni David Gulpilil su ordine di un Kenneth Branagh magnificamente odioso per un racconto indimenticabile. |
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AUSTRALIA: tabù aborigeni e infamie bianche
i giovedì del cinema invisibile TORRESINO gennaio-aprile 2003