Buone
notizie dall'Irlanda. Nel paese di Joyce c'è ancora chi lavora sulla
nostra immaginazione anziché sfinirci di immagini, suoni e spiegazioni.
Che cosa passa per la testa di Josie, corpulento sempliciotto sui 40 che
gestisce con ingenua dedizione una pompa di benzina sperduta nella
campagna irlandese? Non molto a prima vista. I compaesani lo trattano con
un misto di condiscendenza, pietà, sarcasmo, paternalismo, ma mai con
sincerità. Gli unici che sembrano poter dividere con Josie tempo e
attenzioni accettandolo per ciò che è, sono il cavallo cui ogni giorno
porta un dolce e David, il timido ragazzino spedito dalla madre a dargli
una mano, cui Josie offre forse qualche birra di troppo. O magari quel
vecchio che lo porta sul lago per avere qualcuno con cui parlare, in un
dialogo fra sordi carico di non detto e di emozione, davvero da brivido (è
qui che si pensa a Joyce). |
Fabio Ferzetti – Il Messaggero |
Garage,
dell'irlandese Lenny Abrahamson, è prima di tutto un film
sull'incomunicabilità. Non tanto quella filosofico/psicanalitica
antonioniana, quanto quella classica che si crea nei confronti del
diverso, o diversamente abile. Josie è un signore più che
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Davide Turrini – Liberazione |
cinema
invisibile
TORRESINO
ottobre-dicembre 2009
promo |
Che cosa passa per la testa di Josie, corpulento sempliciotto sui 40 che gestisce con ingenua dedizione una pompa di benzina sperduta nella campagna irlandese? Garage è prima di tutto un film sull'incomunicabilità. (non tanto quella filosofico/psicanalitica antonioniana, quanto quella classica che si crea nei confronti del diverso) e non si sa se ammirare di più la grandezza del protagonista o la bravura con cui Abrahamson agisce su volti, tempi, paesaggi, lavorando sempre "a levare" per aggiungere peso e densità al racconto. Una piccola grande scoperta. |