Gang (Thieves Like Us)
Robert Altman  - USA 1974 - 2h 03'

da La Repubblica (Tullio Kezich)

      Le automobili, le rivoltelle, la pioggia, le bottiglie di Coca Cola, la radio, una coperta a patchwork. In Gang c’è di che mandare in estasi un semiologo: una foresta di segni-simboli che tutti insieme compongono un quadro attendibile e poetico del gangsterismo rurale negli anni trenta. Non è che il remake di un film del ‘48, La donna del bandito di Nicholas Ray, con Cathy O’Donnel e Farley Granger, forse sottova tato quando usci nella farragine del dopoguerra, forse in seguito sopravvalutato dalla critica francese. Ma Thieves Like Us (il rifacimento i lbera come titolo quello del romanzo originario di Edward Anderson) ha il taglio di un piccolo classico; e rappresenta certo il miglior film di Robert Altman.
«Il solo rimpianto che ho è di non esser riuscito a giocare in una vera squadra di baseball»
, confessa il giovane protagonista Keith Carradine, che con due vecchi malandrini fuggiti come lui bagno penale batte le campagne del Mississippi rapinando le banche: il tutto in una chiave di avventura degradata e grottesca, con un occhio a Stevenson e l’altro a Damon Runyon. Per Altman, evidentemente, il titolo Ladri come noi sta anche a significare che quei fuorilegge, destinati a venire abbattuti alla stregua di cani rabbiosi, sono come noi, cioè esseri umani che scontano la condanna di un’ingiusta discriminazione. Perciò, almeno fino al momento della catastrofe, il regista non ci mostra i rapinatori in azione, non entra con loro nelle banche, preferisce illustrarceli come esseri umani, nei rapporti familiari o in una tenera storia d’amore, emarginati dal potere che trasmette loro, attraverso la radio, consolazioni e ordini incomprensibili.

da Dizionario dei Film (a cura di Paolo Mereghetti)

      Ai tempi della Grande Depressione, un giovane evaso (Keith Carradine) si innamora di una ragazzotta di campagna (Shelley Duvall): rapine e uccisioni perpetrate con incoscienza («Il solo rimpianto che ho è di non esser riuscito a giocare in una vera squadra di baseball») si seguono fino a una conclusione amara e inevitabile. Tratto dal romanzo di Edward Anderaon, da cui Ray aveva già tratto La donna del bandito, il film (sceneggiato dal regista, Calder Willingham e Joan Tewksbury) è una splendida ricostruzione dell’America rurale, tra cascinali e vestiti lisi, auto che sembrano carrozze e programmi radiofonici. Altman prosegue, in tono più dimesso ed elegiaco, la lucida indagine sui miti americani del denaro e della violenza iniziata con I compari. Primo ruolo da protagonista per la Duvall, una delle attrici preferite dal regista.

i giovedì del cinema invisibile TORRESINO gennaio-marzo 2007