...Un film molto
bello, intenso, ben scritto e dove le cose giuste avvengono al momento
giusto, con motivazioni psicologiche precise.
La
finestra di fronte
contiene due storie, un "mistery" e una passione d'amore. Chi è
quell'elegante signore senza passato (un sublime Massimo Girotti, appena
scomparso e al quale il film è dedicato) che si aggira smarrito per Roma?
Giovanna e Filippo avrebbero già abbastanza problemi in proprio (due figli
da crescere, lavori insoddisfacenti o precari); ma poco a poco,
conquistati dalla sua elegante fragilità, se ne fanno carico. Quando le
memorie cominciano ad affiorare nella testa dello smemorato, lo conducono
irresistibilmente verso il Ghetto. Questa la traccia della storia di
detection, condotta un po' alla maniera di un giallo per scoprire
l'identità dell'uomo, che si chiama Davide, e il suo passato; dove
s'intrecciano un amore proibito, un omicidio e un grande sacrificio,
durante i rastrellamenti degli ebrei romani dell'ottobre '43. Commossa
senza cedere alle trappole della retorica, la regia di Ozpetek
fa
convivere presente e passato nella stessa inquadratura, dando corpo e voce
ai fantasmi di Davide. Parallela, scorre la storia d'amore che coinvolge
Giovanna col dirimpettatio Lorenzo: innamorandosi di lui, la donna sogna
un futuro, il risarcimento di una giovinezza scippata e di una resa
precoce alla rassegnazione del quotidiano. Ed è proprio l'incontro con
l'anziano Davide a innescare quello tra Giovanna e Lorenzo generando, allo
stesso tempo, felicità e senso di colpa... Ineccepibile, realistico
e affettuoso, toccante e sincero.
|
...Lei rinuncerà alla nuova passione
non per viltà ma per senso di responsabilità, mentre cambierà lavoro ed
esistenza seguendo i consigli della esperienza generazionale del vecchio:
«Non si accontenti di sopravvivere. Lei deve vivere in un mondo
migliore, non soltanto sognarlo. Io non ce l'ho fatta». Nell'impianto
fortemente romanzesco del film, altri protagonisti sono i dolci, torte,
mousses, costruzioni di cioccolato e canditi: il vecchio è stato un
pasticciere famoso in Europa, la giovane donna ama la pasticceria e ne ha
fatto un secondo poi un primo mestiere, figurativamente la presenza di
tante colorate, zuccherine e ornate golosità regala una vitalità, un
calore lussuoso. Altra protagonista ancora, Roma. La città è osservata e
raccontata anche nelle zone popolari dagli abitanti multirazziali ma
soprattutto nel Ghetto con un'attenzione da straniero: le mura logorate,
la luce splendente o crepuscolare, specialmente la dominante tinta ocra,
restituiscono la capitale alla sua natura perenne e non borghese, alla sua
bellezza. Ferzan Ozpetek, il regista turco già autore de
Il bagno turco,
Harem Suare,
Le fate ignoranti, è del resto uno dei
pochi registi attivi in Italia che non insegua la rappresentazione della
borghesia, piccola, grande o media: questo dà ai suoi film un esotismo,
una originalità fuori del comune. La narrazione non è sempre fluida (i
ricordi del 1943 e dell'amore clandestino di Girotti per Simone sono a
volte intersecati o sovrapposti al presente in maniera imperfetta, non
sempre i due diversi film si fondono), ma il piacere di raccontare è più
forte degli schemi: la famiglia giovane e scontenta è analizzata con
realismo intelligente, più che voler costituire un simbolo sociologico.
Gli interpreti sono tutti ben scelti e bravi, ma tutti surclassati dalla
presenza importante e misteriosa di Massimo Girotti, grande portatore di
Storia. |