da Dizionario dei Film (a cura di Paolo Mereghetti) |
Mefistofele (Emil Jannings) scommette con l'Arcangelo Gabriele che riuscirà a corrompere l'integerrimo Faust (Gosta Ekman) e ad aggiudicarsi il dominio assoluto sulla Terra. Dopo aver diffuso la peste e aver indotto il vecchio Faust a un patto in cambio di straordinarie virtù taumaturgiche, il diavolo regala alla sua vittima il piacere della giovinezza e dell'amore. Ma proprio il grande e tragico amore per Margherita (Horn) farà rinsavire Faust e renderà nullo il suo accordo con Mefistofele. Un folgorante poema metafisico, in cui Murnau - al suo ultimo film tedesco - profonde tutte le sue qualità registiche. Il testo di Goethe, sceneggiato da Hans Kyser, rivive al cinema grazie a una geniale intuizione visiva; centro propulsore e organizzatore del dramma è lo spazio, «moltiplicato e sfaccettato in modo tale da racchiudere l'intero universo nella limitata cornice dello schermo». In relazione a ciò si modellano tutti gli apporti tecnici, aldilà di qualsiasi connotazione realistica ed espressionistica della messinscena: gli scenografi spezzano il medesimo ambiente in più piani secondo le necessità di ripresa; il direttore della fotografia (Cari Hotfmann) sperimenta una gamma vastissima di luci e ombre, creando all'interno di ogni inquadratura una plasticità dinamica e imprevedibile; gli interpreti - tra cui predomina il truculento Jannings - donano ai rispettivi personaggi profonde sfumature. L'eterna lotta tra il Bene e il Male (sviluppata attraverso altri temi come il rapporto tra scienza e magia, la volontà d'onnipotenza e la caduta inevitabile, lo sdoppiamento e la riunificazione dell'essere) in questo Faust vibra con un'intensità mai più raggiunta negli adattamenti cinematografici successivi. |
i giovedì del cinema invisibile TORRESINO ottobre-dicembre 2004