El Alamein - La linea del fuoco
Enzo Monteleone
- Italia 2002 - 1h 57'


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   Cinema di guerra minimalista. Enzo Monteleone in El Alamein - La linea del fuoco affronta una pagina (in)gloriosa della nostra storia bellica, un episodio della guerra d’Africa (1942) che ci accomunò con la Grande Germania in un’inaspettata, premonitrice sconfitta. Ma sceglie di tenersi lontano da un registro di impatto spettacolare e di scioccanti combattimenti lavorando su una sceneggiatura (di cui lui stesso è l’autore) cha privilegia la cadenza monotona ma incisiva di piccoli episodi che legano tra loro i vari protagonisti, li mettono a faccia a faccia con le proprie speranze e le proprie ansie, con l’assurda contraddizione di una battaglia che di nevralgico avrà solo il dolore comune di una disfatta ineluttabile.
La motocicletta, che in apertura sfreccia sullo schermo e attraverso i desertici paesaggi africani porta al fronte il volontario Serra (Paolo Briguglia), prova ad imprimere al racconto un ritmo di vitalistica accelerazione che verrà ben presto disattesa. All’avamposto di El Alamein lo attende un battesimo del fuoco truce ed estraniante: il caporale che lo accompagna alla sua postazione scompare in una nuvola di polvere, colpito da una cannonata. Sul terreno resta solo il lobo di un orecchio che il suo superiore, il sergente Serra, raccoglie con noncuranza. L’iniziazione del giovane universitario dovrà fare i conti con mine e filo spinato, con l’approssimativa efficienza dell’esercito italiano, con lo squallore e l’angoscia della vita di trincea: l’igiene personale affidata allo strofinarsi con la sabbia, la precarietà del rancio (che, se arriva, è di notte, così non si vedono le mosche), il mal comune della dissenteria, la poca acqua potabile distribuita nelle taniche della nafta…
Nella desolazione di una guerra d’attesa (di un’inesorabile sconfitta) la definizione delle psicologie diventa la carta vincente di un percorso narrativo di struggente esistenzialità. Serra (un’esplicita citazione al
Luciano Serra Pilota di Goffredo Alessandrini, 1938) intesse una feconda amicizia con i commilitoni Spagna e De Vita e con il sergente Rizzo (Pierfrancesco Favino), un veneto ombroso e disilluso, che con la sua dizione cupa e “sporca” (ma una volta tanto la presa diretta è impeccabile) delinea un personaggio di grande, sincera intensità.
I fanti della Pavia (che con la Brescia e la Folgore si immolarono ad El Alamein in quell’ottobre del ’42) tengono la loro posizione indomiti come pietre, ma la loro vitalità si esprime, radiosa, in un’imprevista digressione sulle spiagge (e nelle acque) egiziane, il loro coraggio coatto li sorregge a fatica nella fatidica
notte dell’attacco inglese (una vera battaglia, concitata e cruenta che sovverte per un attimo lo stagnante registro del racconto), li accompagna nella inconcludente ritirata finale (in cui si segnalano gli amichevoli cammei di Silvio Orlando, Giuseppe Cederna, Bobo Citran).
Monteleone regista serve al meglio il Monteleone sceneggiatore (già apprezzato per
Marrakesh express e Mediterraneo) con efficaci primi piani, inquadrature sempre azzeccate e un’organizzazione del ritmo sobria e incisiva (al montaggio la moglie Cecilia Zanasi), il ricorso centellinato (e motivato) all’io narrante. Certo El Alamein fa sentire il peso un po’ occlusivo di un evolversi dei fatti lento e frazionato nelle emozioni, ma è il prezzo cinematografico da pagare per mettere in immagini con coerenza una vicenda estenuante, in cui parlare di eroismo (come fa Serra in uno dei suoi monologhi) è forse eccessivo. La forza della testimonianza di questo film-evento sta nella mestizia di un senso del dovere che non ha trovato soddisfazione sul campo, ma solo il rimpianto di fronte a tante vite inutilmente perdute.

e.l. La Difesa Del Popolo - 17 novembre 2002

LUX - novembre 2002

Enzo Monteleone
filmografia

1994 La vera vita di Antonio H.
1999
Ormai è fatta
2002 El Alamein - La linea del fuoco
2004 Il tunnel della libertà (tv)