Diaz
Daniele Vicari
 - Italia/Francia/Romania 2012 - 2h

  A Daniele Vicari l'etichetta di cinema civile non piace, eppure le ricadute civili di Diaz ci sono. Tre i meriti fondamentali: ricordare «la più grave sospensione dei diritti democratici in un Paese occidentale dopo la Seconda Guerra Mondiale», consumata tra la scuola Diaz e la caserma di Bolzaneto durante il G8 di Genova del 2001, su cui è caduto un colpevole oblio; dopo quello sulle stragi di Stato, inaugurare - speriamo - un filone sull'orrore di Stato, capace di 'fare giustizia' laddove potrebbe non esserci in aula; sotto il profilo cinematografico tout court, firmare un film decisamente popolare, puntando sulle emozioni - il pugno allo stomaco dell'assalto della polizia alla Diaz - e trovando insieme al genere horror anche il Salò di Pasolini con le torture a Bolzaneto. Il premio del pubblico a Berlino attesta questa tensione popolare, e fa ben sperare per un analogo esito in Italia: a differenza di Romanzo di una strage su Piazza Fontana, Vicari non racconta, non costruisce teorie, semplicemente, mostra i fatti meno - anzi, per niente - filmati di uno degli eventi, il G8, più filmati al mondo. E riguadagna al cinema di finzione una capacità documentale e documentaria che il documentario stesso non può avere.

Federico Pontiggia -  Il Fatto Quotidiano

  Fortissimo l'effetto del film sulle violenze del 2001 a Genova. Anche se non contiene speciali rivelazioni, e se la vicinanza temporale e l'abbondanza di documentazione e testimonianze dovrebbero rendere gli spettatori preparati. Malgrado tutto il cinema resta una potenza. Con una scelta di stile che non si concede licenze, non nasconde e anzi mette ben in evidenza che si sta parlando di cose vere, ma da un lato spinge molto sull'azione, la velocità, il ritmo narrativo, e dall'altro usa la convenzione che umanizza il racconto nel seguire un gruppo di singole vicende ...

Paolo D'Agostini - La Repubblica

  Dopo Romanzo di una strage su Piazza Fontana arriva sui nostri schermi un altro film destinato a fare discutere. A dire il vero la miccia è già stata accesa. Diaz - Non pulire questo sangue di Daniele Vicari, ambientato durante il G8 di Genova. [...] Vicari, che ci scaraventa in quella tragedia con immagini nervose da reportage, realizza quasi una sorta di documentario. Le cose che vediamo sullo schermo sono accadute davvero nella realtà, e questo non dobbiamo dimenticarlo. Ma a dieci anni da quei fatti già documentati dai media la semplice ricostruzione della 'macelleria messicana' non basta. Ciò di cui si avverte la mancanza nel film è proprio lo sguardo del regista capace di far riflettere su ciò che mostra. Perché è proprio la ricerca di questo sguardo che separa il cinema dalla tv e da internet e che spinge lo spettatore a frequentare le sale invece di starsene davanti alle immagini di You Tube.

Alessandra De Luca - Avvenire

promo

Genova, luglio 2001. Durante il G8, 300 poliziotti e 70 agenti di un reparto speciale fanno irruzione nella scuola Diaz, dove hanno trovato riparo 93 giovani provenienti da diverse nazioni e impegnati in una protesta pacifica contro il summit. Il violento attacco delle forze dell'ordine sui manifestanti disarmati e semiaddormentati segnerà una delle pagine più tragiche e tristi della recente Storia del nostro Paese. Su questo drammatico sfondo di documentazioni e testimonianze si costruisce il racconto che segue un gruppo di singole vicende sulle quali giustizia non è ancora stata fatta e che il regista ritrae con amara verosimiglianza. Un saggio di cinema poetico-politico dal grande merito di non nascondere, ma anzi di mettere in evidenza la veridicità degli eventi narrati.

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