Crimini invisibili
(The End of Violence) |
da Cineforum (Bruno Fornara)
Tredici anni dopo Paris, Texas, Wenders torna a girare in America. Genere: un giallo-nero politico. Tema: la violenza e la sua rappresentazione. Luogo dell'azione: Los Angeles. Tema: il solito. Wenders si è dato un compito (spiegarci come va il mondo nell'epoca della dittatura delle immagini) e lo assolve con pignoleria. In questa lezione vuole convincerci che la violenza ci circonda, che il mondo è conciato male, che ogni identità è persa, che tuto è immagine , che viviamo non per vivere ma per guardare e che il voler vedere tutto nasconde il voler controllare tutto... Dunque un campionario di ossessioni wendersiane. Wenders non crede più nella forza del racconto e della messinscena: il racconto è impossibile e l'immagine è impotente...
da La Repubblica (Irene Bignardi)
Certo, a dispetto delle battute impossibili scritte
da Nicholas Klein ("la paranoia è il nostro maggior oggetto
di esportazione"), a dispetto di una struttura gialla deludente
e di un messaggio troppo leggibile, Wenders conferma la sua abilità
di grande impaginatore della visione cinematografica e il film ha momenti
visivamente memorabili. La fotografia di Pascal Rabaud è quasi sempre
bellissima,. Le scenografie di Patricia Norris splendide (si guardi alla
ricostruzione maniacale del "diner" di Hopper). La visione di
Andie MacDowell in reggiseno bianco e mutandine conquisterà le fantasie.
E la musica di Ry Cooder piacerà ai cultori...