Close Up (Nama-ye Nazdik)
di Abbas Kiarostami - Iran 1990 - 1h 40'

 

da Cineforum (Marzia Milanesi)

Quello che ci è parso il film più bello tra quelli presentati in concorso è Nama-ye Nazdik (Close Up) del regista iraniano Abbas Kiarostami; e siamo costretti in qualche modo a ripeterci perché l'anno scorso, nella cronaca da Locarno, esprimevamo un'indubbia preferenza per il suo precedente Dov'é la casa del mio amico?. Tra le due storie nulla in comune, identica invece la raffinata abilità nel tradurre sottigliezze psicologiche, nel catturare sguardi nascosti e gesti rivelatori. Ma Kiarostami non è un indagatore neutrale e l'emozione che sa partecipare è prima ancora quella del regista che ha scelto di stare dalla parte dei suoi personaggi: succedeva così con il piccolo protagonista di quel film dell'87, succede così con Ali Sabzian di cui Nama-ye Nazdik racconta la storia. Eppure qui c'è dell'altro perché non di finzione si tratta, ma di un fatto reale che la pellicola restituisce sotto forma di realtà replicata. Una vicenda tra l'altro che più cinematografica di così non potrebbe essere: quella di un giovane disoccupato che si fa passare per un famoso regista iraniano, riuscendo a coinvolgere un'intera famiglia, nella cui confortevole abitazione più o meno s'installa, intorno ad un fantomatico progetto di film. Peccato che il regista per il quale egli si spaccia sia proprio quel Moshen Makhmalbaf vincitore della passata edizione di Riminicinema, perché sarà proprio la notizia di quella vittoria a smascherare l'imbroglio e a farlo finire in giudizio con l'accusa di truffa. Di questa strana avventura il film di Kiarostami ricostruisce fedelmente le tappe, facendo interpretare se stessi ad Ali Sabzian e agli altri protagonisti della vicenda. A sé il regista concede di "provocare", alla fine, un abbraccio pacificatore tra un innocuo colpevole, forse un po' troppo rapito dal cinema, e le sue vittime; ed è quanto si proponeva di fare.

RIMINICINEMA 1990: R d'argento

"Anche l'uomo che in Close Up si appropria dell'identità di un regista famoso, per vivere un momento di protagonismo, deve affrontare un rischio per fare ciò gli piace, deve osare un gesto di protesta... C'è un detto persiano che dice: le leggi sono state scritte da chi non conosce l'odore dell'umanità. La società crea condizionamenti e vincoli che costringono a trasgredire chi cerca la propria libertà, per poi punirlo e condannarlo."

Abbas Kiarostami