Che ne sarà di noi |
da La Repubblica (Paolo D'agostini) |
Il cuore del 19enne che resta in ognuno di noi palpita per le scemenze che fanno e dicono il Matteo del piccolo Muccino (Silvio) con Paolo e Manuel: Giuseppe Sanfelice irriconoscibile da quando faceva il figlio di Moretti e Laura Morante, ed Elio Germano che merita lode per quanto è versatile e diverso da Ora o mai più di Pellegrini e da Liberi di Tavarelli. E con loro la giovanissima vamp Violante Placido. Il regista Giovanni Veronesi, che (senza cattiveria) non ne aveva mai azzeccata una, stavolta fa centro: nei limiti di un effervescente filmetto generazionale, e con qualche merito da dividere con Muccino junior coautore e ispiratore. Che ne sarà di noi inaugura una nuova sintesi tra il retaggio vanziniano e la scuola mucciniana (Gabriele). Indicando una corrente che si distingue da quella che ha come faro la tempra "d'autore" di Matteo Garrone. Tutti gli under 35 si dividono tra questi due poli di riferimento. Il fulcro è la vacanza, anzi Il Viaggio Iniziatico, che i tre ragazzi intraprendono alla fine del liceo. La testa piena di ideali altisonanti, in realtà corrono dietro a Carmen, più scafata di loro, che con l'inganno Matteo ha indotto i due amici a inseguire sull'isola greca di Santorini ("ma che santo è Santorini?") dove tra proclami esistenziali e bravate notturne si consuma la magica esperienza che tanto magica non è ma serve a varcare l'invisibile soglia da un'età a un'altra. Lontani dalle inservibili saggezze degli adulti, dalle convulsioni giovanilistiche dei padri. |
da Film Tv (Enrico Magrelli) |
La sindrome della terza liceo è abbastanza diffusa nel cinema italiano. È la versione mediterranea delle college comedy o dei teen movie statunitensi. Esperienze amorose e sessuali e i tremori dell'età dello sviluppo (sociale). Dopo il pezzo di carta, il voto dell'esame finale, i primi innamoramenti da aspiranti adulti oltre a quale facoltà nella quale parcheggiarsi ci si chiede sotto un cielo di stelle (un topos che va e viene nelle storie sulle generazioni che crescono malvolentieri) che cosa accadrà. Le risposte possono essere confuse e il filo del discorso si perde spesso. L'orizzonte sembra là ma è invisibile. Intanto si "fuma" e si balla, si corre e ci si accapiglia, ci si stordisce e si gioca a pallone, si vive e ci si adatta, si vomita e si fanno le prove generali del futuro. Silvio Muccino, dopo Valerio Mastandrea e altri dei quali si sono già perduti i nomi nelle stagioni di ieri l'altro, è la persona più simile agli spettatori ai quali questa vacanza a Santorini (la Grecia è un'altra delle costanti poco originali di un cinema in cui i giovanotti del passato andavano a Ischia o sulla costa romagnola) è destinata. Viaggio premio più che viaggio iniziatico, vacanza temporanea, spogliatoio prima dell'incontro da disputare con l'avvenire. Matteo, Paolo e Manuel, usciti dalla scuola di Come te nessuno mai si preparano a dare gli ultimi baci e poi a cercare qualcuno che si ricordi di loro. |
da Il Corriere della Sera (Tullio Kezich) |
Se Elsa Morante scrisse "Il mondo salvato dai ragazzini", il film di Giovanni Veronesi Che ne sarà di noi sottintende la domanda opposta: e i ragazzini chi li salverà? Come per dire che al di là della bella estate di un trio di studentelli romani si schiuderà il misterioso e inquietante spazio vuoto dell' avvenire di ciascuno e tutti. Al grido di «andarsene», appena usciti dall' esame di maturità Matteo (Silvio Muccino), Manuel (Elio Germano) e Paolo (Giuseppe Sanfelice) approdano all' isola di Santorini rigurgitante di adolescenti in vacanza. Il filo di Arianna è la vaga ricerca della coetanea Carmen (la brava Violante Placido), compagnuccia di Matteo che ha preferito più allettanti compagnie. Il film è iniziato su una scena di sesso molto spregiudicata fra il protagonista e la ragazza in questione, tanto per far capire che il problema fra loro non è quello: sanno come comportarsi a letto, ma una volta in piedi e vestiti, perdono la bussola. Matteo prende male la decisione di Carmen di andare in Grecia per conto suo e trascina in Grecia gli amici che sognavano di farsi le canne in Marocco. Figlio di madre vedova con negozio di animali, che lui crede di odiare, Manuel finirà per prendersi un sacco di botte per difendere un cane randagio; e Paolo, programmato per iscriversi all' università a Milano, si invaghisce di una ragazza incinta e la segue in Turchia. Si è tentati di guardare questo film come un documentario antropologico sulla tribù pressoché sconosciuta degli odierni ventenni: le bravate degli estivanti di Santorini sono intinte di rabbie, ansia e malinconia. Ma in tutti e tre i protagonisti emerge verso la fine, in modo diverso, un imprevisto senso di responsabilità verso la vita. Il titolo aggiunge una patina pensosa a un'operina che ha la freschezza della cosa vista... |
ANTONIANUM proiezione scolastica a cura del circolo The Last Tycoon - maggio 2004