Incorniciato
tra gli annunci radio degli eventi di Piazza Tien An Men e della caduta
del muro di Berlino, L'aria
serena dell'Ovest
parte in ironia e finisce con amarezza. Se all'Est il sociale si muove
drammaticamente, l'aria occidentale di Milano tossica soprattutto
per la vivibilità interiore delle generazioni meno sedimentate (i
trentenni del cinema italiano!). Strutturato come una ronde attorno
ad un'agenda persa e ritrovata, il film decolla lentamente mentre
descrive le quattro figure chiave del racconto: un'infermiera sentimentalmente
"da discoteca", un chimico rimasto senza lavoro che finge
con la moglie di averlo ancora, una traduttrice inquieta e irrealizzata,
un ricercatore che fa "interviste motivazionali" senza motivazione.
L'intersecarsi delle loro storie avviene fenomenologicamente, senza
una vera presa di coscienza, e gli equilibri del caso, che si infrangono
e si ricompongono, generano emozioni ma non producono mutamenti. Si
sente in L'aria
serena dell'Ovest
l'esperienza di Soldini
,
maturata negli anni 80 tra fiction e documentario: tra i protagonisti
va davvero annoverata anche l'aria metropolitana di Milano, fotografata
con magistrale intensità da Luca Bigazzi.
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