Silvio Soldini
ha costruito con
questa sua opera seconda un'estraniante storia d'amore
tra Pietro, un giovane impiegato in crisi e Pabe,
un'affascinante zingara che egli sorprende a rubare nei
grandi magazzini. Un amore diverso perché diverse sono
le realtà sociali dei due protagonisti, un amore
tormentato perché il rapimento e la fuga sono i riti
matrimoniali che accompagnano il popolo dei rom, un amore
diviso perché per quanto Pietro e Pabe diano sfogo ai
loro sentimenti la differenze culturali pesano come
pietre sulla loro felicità. E, parallelamente, un film
diverso perché non osa mai il coinvolgimento totale ma
sembra ritrarsi ogniqualvolta le emozioni stanno per
avere il sopravvento, un film tormentato perché proprio
nei giorni del Festival l'attrice protagonista, di
origine ungherese, è stata fermata alla frontiera, per
problemi tutt'altro che di solidarietà internazionale,
un film diviso perché gli estri artistici del regista
hanno disegnato la fotografia della prima parte,
ambientata a Milano, con i colori lividi della metropoli,
quella della seconda, "on the road" fino ad
Ancona, con le tonalità calde di una terra e di un amore
più disponibili. Non solo, l'anima divisa sarà anche
quella del pubblico che, abituato com'è alle storie
sentimentali lineari e suadenti, non sarà certamente
unanime nel giudizio verso un'opera così pregnante nella
sostanza e così rigorosa nella forma.
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