C'era una volta in America è un'opera
mosaico in cui passato e presente si accavallano secondo una precisa logica
nostalgica; così il film si apre e si chiude sul 1933 ma per l'inizio
del racconto occorre andare al 1922: il quattordicenne David Aaronson,
detto Noodles, è un lazzarone di quartiere (quello ebreo del Lower
East Side di New York) avviato al mestiere di gangster. Già incendiario
per estorsione con gli amici Patsy, Cockeye e Dominic, quando incontra
Max si decide al salto di qualità: riescono a procurarsi col ricatto
la protezione di un poliziotto, soffiano a Bugsy, piccolo boss locale,
il controllo sul contrabbando di whisky e col crescere dei guadagni costituiscono
un fondo comune, depositato in una cassetta della stazione ferroviaria.
L'aver mosso le acque causa però rancori e vendette. Bugsy ammazza
il piccolo Dominic, ma è a sua volta ucciso da Noodles, il quale
è arrestato e condannato a nove anni di prigione.
Nel '39, quando esce, i «soci» hanno accresciuto il loro potere,
si è allargato il raggio delle attività e subito Noodles
riprende il suo posto nel vivo dell'azione. Egli rincontra anche Deborah,
sorella dell'amico Fat Moe, che aveva lasciato ragazzina (la spiava mentre
muoveva i primi passi di danza nel vecchio magazzino) e che ora ritrova
donna, bella e sicura di sé. Tra i due, oggi come allora, c'è
un forte legame di sentimento, ma il cinismo dell'ambiente e la voglia
di affermazione di lei nel mondo dell'arte allontanano ogni possibilità
di una relazione: quando, dopo una splendida serata insieme, Deborah gli
si rifiuta nuovamente annunciandogli la propria partenza per Hollywood,
il carattere violento di Noodles esplode ed egli brutalmente la violenta
nell'auto. In compenso gli affari della banda prosperano, specie dopo che
«i quattro cavalieri dell'apocalisse» hanno spalleggiato con
successo una battaglia sindacale. Quando però l'annunciata abolizione
del proibizionismo preclude drasticamente le loro entrate future, Max progetta
un pazzesco colpo alla Banca della Riserva Federale. Pur di fermare questa
follia Noodles arriva ad autodenunciarsi, assieme ai compagni, durante
l'ultimo trasporto di whisky. Tutto purtroppo va storto: egli all'ultimo
momento non può partecipare alla spedizione e l'intervento della
polizia provoca l'incendio del camion e la morte di Patsy, Cockeye e Max.
Mentre cerca di dimenticare, tra i fumi dell'oppio in un «teatrino»
cinese, dei killer gli danno la caccia per punirlo per il suo tradimento.
Noodles riesce ad eliminarli e fugge da New York, senza però poter
portare con sé il bottino: la valigia nella cassetta ferroviaria
é solo piena di vecchi giornali...
Dopo più di trent'anni (1968) Noodles torna alfine a New York. Qualcuno
l'ha rintracciato e convocato, con una lettera anonima, a far visita al
mausoleo della tomba dei vecchi amici. Lì egli trova una chiave
della cassetta ferroviaria: questa volta all'interno c'è una valigia
piena di soldi con un sibillino messaggio «in pagamento del prossimo
contratto».Per saperne di più Noodles rintraccia prima Deborah,
ormai acclamata attrice, poi un certo senatore Bailey che lo ha invitato
ad un party nella sua sontuosa villa. Noodles scopre che Deborah e il senatore
fanno da anni coppia fissa e che c'è un figlio, ormai quasi ventenne,
che assomiglia straordinariamente a Max da giovane. In effetti Bailey è
proprio Max che nel '33 aveva imbrogliato Noodles e compagni per arraffarsi
tutto il gruzzolo. Ora è braccato da killer che vogliono impedirgli
di testimoniare ad un processo per speculazioni d'alto bordo ed implora
l'amico di giustiziarlo («sei l'unico da cui potrei accettare la
morte»).Noodles si comporta come se nulla fosse cambiato: finge di
non aver visto lacerare così tristemente il velo dei suoi ricordi,
preferisce credere Max morto insieme agli altri 30 anni prima e lascia
che «il senatore Bailey» sopporti le conseguenze del suo nuovo
destino. |
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C'era una volta... Già nel titolo
si può percepire la linea dominante del film di Leone: la nostalgia.
E' questa la chiave di lettura che il regista delinea attorno al personaggio
di Noodles, sulla cui avventura umana è centrata tutta l'opera:
si apre con i killer che gli danno la caccia, vive dei suoi ricordi, si
chiude sulla sua risata tra i fumi dell'oppio. La nostalgia è quella
per "1'innocenza" dei teppisti piromani e dei furti ai passanti
ubriachi, per i giovanili colpi di genio (i palloncini con zavorra di sale)
che valevano l'appalto per un business; è quella per l'approccio
scanzonato alle emozioni con le ragazze - con una sessualità adolescenziale
che poteva andare in crisi di fronte alla golosità per un dolce
alla panna (e cilieginal) - e per il fascino "estraneo" ma pur
sempre pregnante della devozione ebraica, per i languori romantici di fronte
all'eleganza di una bambina orgogliosa che piroetta tra i sacchi di farina.
E' soprattutto la nostalgia per l'amicizia e l'amore "traditi"
dallo scorrere della vita. E' l'eterna nostalgia umana per tutto ciò
che avrebbe potuto essere e che non è stato. Questo è il
sentimento più forte che C'era una volta in America riesce
a trasmettere ed è questo essenzialmente il suo pregio, quello cioè
di far sentire lo spettatore avvinto, coinvolto per tutte le quasi quattro
ore di proiezione, quello di lasciarci un senso di amara nostalgia, in
sintonia con le disillusioni dell'anti-eroe Noodles. Noodles che violenta
Deborah per spezzare definitivamente il suo sogno di un amore impossibile,
per violentare un ricordo troppo dolce; Noodles che tradisce e avverte
la polizia (i 22 squilli di telefono!) per un sacrificio comune nel segno
dell'amicizia; Noodles che cerca di dimenticare nella droga i corpi senza
vita di Patsy, Cockeye e Max. Noodles che vuole conoscere la verità
e che non vuol riconoscere Max nel senatore Bailey (Deborah lo ammonisce:
"Siamo vecchi, ci restano solo i ricordi; se vai a quella festa
non avrai nemmeno quelli, li perderai" e poi, alla festa, Max-Bailey:
"Ho rubato la tua vita e l'ho vissuta al tuo posto. Ti ho lasciato
solo trentacinque anni di rimorsi"), Noodles che, annebbiato dall'oppio,
suggella il film con una risata che pare voler sbeffeggiare, ancora una
volta, in chiusura, le illusioni e i sogni che la vita sembrerebbe proporre.
Così C'era una volta in America è pure, sempre nostalgicamente,
un film sul sogno, il sogno americano dove il successo e
la felicità dovrebbero andare perennemente a braccetto, dove il
romanticismo riuscirà sempre a stemperare la violenza...Qui il sogno
americano è vissuto da un cineasta europeo che lo demitizza tra
crudezza ed intimismo, secondo un'ottica "di borgata" dove il
sogno principe non è né l'amicizia né l'amore, ma
1'epos che questi due elementi (insieme a tanti altri quali tradimenti,
ricordi, vendette, morte e speranza, dolcezza e brutalità) riescono
a creare in un racconto. Il sogno insomma è forse il cinema
stesso, la pacatezza e la virulenza delle immagini, il dilatarsi e il pulsare
del ritmo narrativo, il brivido e il languore delle atmosfere. E allora,
come ha detto Leone stesso, "La nostalgia è quella per un
certo tipo di cinema, il grande cinema americano che ha segnato la nostra
infanzia e che tutti abbiamo ancora nel cuore".
ezio leoni
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Espressione Giovani
novembre-dicembre
1984
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Soggetto:
"The Hoods" (Mano armata) romanzo di HarryGrey.
Sceneggiatura:
Leonardo Benvenuti, Piero De Bernardi, Enrico Medioli, Franco Arcalli,
Franco Ferrini, Sergio Leone.
Dialoghi aggiunti:
Stuart Kaminsky.
Fotografia:Tonino
Delli Colli Operatore: Carlo Tafani.
Montaggio: Nino
Baragli.
Scenografia:Carlo
Simi Costumi: Gabriella Pescucci.
Musica: Ennio
Morricone.
canzoni:
God BlessAmerica (Berlin), Summertime (George e Ira Gershwin,
Dubose Heyward), Night and Day (Porter), Yesterday (Lennon,
McCartney), Amapula (La Calle), Ouverture de La gazza ladra
(Rossini). Interpreti: Robert
De Niro (Noodles), James Woods (Max-senatore Bailey), Elisabeth
McGovern (Deborah),Treat Williams (Jimmy O' Donell), Tuesday
Weld (Carol), Burt Yuung (Joe), Joe Pesci (Frankie),
Danny Aiello (capo della polizia).
Produzione: Arnon
Milchan per Ladd Company. Distribuzione:
Titanus.
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