Casomai
Alessandro D'Alatri
- Italia
2002
- 1h 42'
|
Stefania
e Tommaso arrivano nella chiesetta di S. Gabriele, isolata tra le colline,
e dicono al parroco don Livio che hanno intenzione di sposarsi. Don Livio
scambia qualche parola con i giovani, poi acconsente. All'altare i due
ragazzi e i presenti lo ascoltano mentre pronuncia frasi inattese sulla
fragilità del matrimonio oggi. Don Livio coinvolge poi amici e parenti, e
infine Stefania racconta come si sono conosciuti. In flashback, ecco il
loro recente passato: lui pubblicitario, lei truccatrice negli studi dove
si girano gli spot. Durante una gita in montagna, lui le chiede di essere
sua moglie. Si sposano, nasce un bambino, e qualcosa inavvertitamente
comincia a cambiare. Timori, campanelli d'allarme: a Tommaso viene
assegnato meno lavoro. Per avere un po' di tempo libero, cercano una colf,
poi preferiscono la nonna di lei. Tra loro però il dialogo comincia a
diminuire, e a Tommaso viene detto chiaramente in ufficio che deve
decidere quale tipo di impegno privilegiare, la famiglia o il lavoro. Le
spese crescono, e a Tommaso il commercialista suggerisce di divorziare per
pagare meno tasse. Nello studio un giorno per caso viene chiesto a
Stefania di posare nuda per una pubblicità, e lei accetta. Poco dopo, lei
dice al marito di essere di nuovo incinta. Lui ha paura del futuro, e lei,
dopo qualche incertezza, abortisce. La nonna, addolorata, lascia la casa.
Tommaso fa un viaggio con i colleghi dello studio, per ritirare un premio
alla miglior pubblicità. Mentre è fuori, ha un rapporto con una ragazza
dello staff. Al ritorno Stefania lo caccia di casa. Entrambi finiscono in
mano agli avvocati. Si parla ormai di tribunali e di reciproche accuse,
quando il racconto rientra nella chiesetta dell'inizio. Don Livio conclude
il filo del proprio ragionamento, ricordando che tutto quello appena
raccontato può accadere agli sposi nella loro futura vita matrimoniale e
sfidare il loro reciproco amore. Invita poi i presenti ad uscire. Quando
escono dalla chiesa, Stefania e Tommaso sono sposati e felici ricevono gli
auguri di tutti. |
È lecito, da
parte di chi ne fa un uso parsimonioso, lanciarsi per una volta in una
raccomandazione? Se sì, andate a vedere
Casomai
d' Alessandro D'Alatri, un film che parte dall'incontestabile equazione
'il privato è politico' per parlarci, con grande intelligenza, di cose che
ci riguardano da vicino. Senza declamazioni: anzi, con una sobrietà che
comincia dal titolo, apparentemente neutro e invece giustissimo. 'Casomai',
infatti, è la parola che si adatta meglio alla nostra cultura della
reversibilità delle scelte, del rifiuto dell'impegno, dove si agisce
pensando che tanto, 'casomai', c'è sempre la possibilità di tornare
indietro. |
Roberto Nepoti – La
Repubblica |
Una parte
del cinema italiano si sofferma sugli ultimi baci e sulle promesse
nuziali, sulle prime comunioni e sulle multiple separazioni, sugli
sgretolamenti amorosi e sul logorio della 'vita' familiare accerchiata
dalle tante interferenze chiamate mondo.
Alessandro D'Alatri
sa mettere la macchina da presa dentro le correnti insidiose della
quotidianità, degli affetti, delle frustrazioni e delle chiacchiere
domestiche che perdono lentamente peso specifico. |
Enrico Magrelli - Film
Tv |
Autore
mai banale,
da
Senza pelle
ai
Giardini dell'Eden, senza considerare gli
spot con cui fraternizza, D'Alatri fa un'andata e ritorno dal sacro al
profano, raccontando con un frastagliato montaggio in 230 scene la storia
milanese di un amore come tanti, da canzone della Vanoni. Dice che ha
girato un film politico perché parla di un quotidiano 'perduto' e si
sobbarca il peso della 'banalità' sociologica per essere un testimone, in
bilico tra sondaggi ed emozioni, con la metafora carina del volersi bene
che è come un pattinaggio artistico. Ritmo senza sosta, preziosismi,
l'idea che i sentimenti si spengono ma restano sepolti e vigili e che
anche l'infelicità a due produce un certo plus valore. I promessi sposi
divorziandi sono Stefania Rocca e il deb Fabio Volo, ex Iena, entrambi
bravi, simpatici, fragili, pile cariche di dubbi e reazioni in cui ci si
identifica. E quando sorride la suocera svanita Jonasson, passa un angelo. |
Maurizio Porro - Il
Corriere della Sera |
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