63° FESTIVAL DI BERLINO |
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ORSO D'ORO PREMIO FIPRESCI |
Il cinema di Bucarest continua a stupire: i film prodotti saranno pochi, ma che livello! Orso d'oro a Berlino 2013, Il caso Kerenes di Calin Netzer è il ritratto di una madre dominatrice e al contempo l'efficace affresco di una società post-sovietica dove l'élite dei nuovi ricchi si è sostituita senza colpo ferire, e probabilmente in spirito di continuità, all'élite del partito. Donna di successo e abituata al comando, come si evince dal suo modo di vestire e agire, Cornelia Kerenes ha un solo cruccio: un figlio adorato, viziato e ormai adulto che ha deciso di sfuggire al suo controllo. (...) Una mobile macchina da presa le sta continuamente addosso mostrandoci ogni cosa attraverso il suo sguardo, mentre procede cinica e determinata sino a un finale confronto con i genitori della vittima. La visita di convenienza nella casa di questa gente modesta ma nobile di animo si trasforma in uno struggente momento della verità che, sospendendo il gioco delle parti, rimescola in Cornelia viscerali pulsioni materne. Scritto magnificamente (da Razvan Radulescu) e magnificamente recitato, è il perfetto epilogo di un gran bel film. |
Alessandra Levantesi Kezich - La Stampa |
Cinema della Romania. Lo firma un autore tra i più apprezzati nel suo Paese, Calin Peter Netzer, accolto con premi vari a questo e a quel festival internazionale, una prima volta a Locarno con Maria, 2003, una seconda volta a Tessalonica, con Medaglia d'onore, 2009. Nel film con cui si propone adesso, Il caso Kerenes, cha ha ottenuto l'Orso d'Oro al Festival di Berlino, (...) la polemica nei confronti di questa nuova generazione di ricchi in Romania non è mai diretta e tra le pieghe dell'azione viene sottolineata di riflesso, poi, via via sempre più in primo piano, l'accento cade su quello scontro che oppone la madre troppo autoritaria per un eccesso di affetto e quel figlio che, per liberarsene, non esita a ricorrere alle minacce. Rappresentato, questo scontro, con indubbia finezza, toni sospesi, silenzi insistiti, analisi sottili, privilegiando forse un po' troppo quelle pause in cui tutti i personaggi si contrappongono fra loro. Con una pagina, però, anche se a lungo tenuta, emotivamente e visivamente densa e vibrata, quando la madre si reca in una periferia squallida a trovare la famiglia del bambino, all'inizio solo per comprarne lautamente il perdono, poi commossa fino alle lacrime e raggiunta alla fine dal figlio, pronto a sua volta a commuoversi sinceramente. Disegna con calda partecipazione tutte queste emozioni un'attrice nota e molto premiata in patria, Luminita Gheorghiu, con un volto tirato e segnato che sa farsi ricordare. |
Gian Luigi Rondi - Il Tempo |
Impietoso il cinema rumeno nel fare i conti con la sua realtà non solo postcomunista: il nuovo cinema ha espresso con grande stile violenze e soprusi di vario tipo, una delle cinematografie più premiate degli ultimi anni. Anche questo ha ricevuto il prestigioso Orso d'oro a Berlino, titolo originale Pozitia copilului, «la posizione del bambino», che indica il termine con cui un referto di polizia indica la posizione in cui è stato rinvenuto un corpo, o la posizione del feto, ma anche, in senso metaforico, la posizione mentale del protagonista; un premio meritato grazie alla forza dell'interpretazione e di intreccio condotto fino allo spasimo. (…) Il caso Kerenes entra negli ambienti protetti della borghesia con il tono del racconto morale. In linea con i dettami europei e internazionali, anche qui il denaro è la chiave di volta sociale e la famiglia Kerenes sa come servirsene, anche se di fronte all'euro è piuttosto impotente. La corruzione degli ambienti pubblici qui non è protagonista, è data quasi per scontata, appena accennata, come a fare da tessuto connettivo del racconto. (...) Il perno della storia è proprio Luminita Gheorghiu, che troviamo in parecchi film della nuova onda rumena a partire da Train de vie (il regista era stato assistente di Mihaileanu), in una prova d'attrice che si espande in ogni scena, madre possessiva, madre castratrice, che tutto vuole sapere e organizzare. (...) Le riprese crude del nuovo cinema rumeno gettano ombre sui personaggi (il marito poco autorevole, la nuora amareggiata, la domestica contrariata) e per quasi tre quarti del film non ci avviciniamo al cuore della tragedia, alla famiglia che ha perso il figlio. L'abilità di Netzer è proprio quella di convogliare emotivamente, dopo il dispendio di energie organizzatrici, la forza drammatica che consiste nell'incontro con i genitori del bambino, nel doloroso confronto tra le due madri, la scena che, iniziata come un dovere strategico per motivi giudiziari, diventa l'unica soluzione possibile di tutta la vicenda, messa a nudo dei conflitti reali. |
Silvana Silvestri - Il Manifesto |
Ci sono più segreti che bugie in questo magnifico dramma borghese ad alta tensione emotiva, meritato Orso d'oro all'ultima Berlinale. Se il fuoco è ingrandito sulla vicenda privata di una donna e del suo contorno famigliare, lo sfondo non è privato di attenzione, ma al contrario si declina sulle mutazioni della nuova società romena, ancora in bilico tra la modernità europea e l'alienazione precrollo del Muro.. |
Anna Maria Pasetti - Il Fatto Quotidiano |
A 24 anni dalla fine del regime di Ceausescu la Romania continua a confrontarsi con un passato (Cornelia), un Potere, un tipo antropologico abituato a falsificare il reale, adattandolo al proprio scopo, a scapito del popolo. Barbu, di tutto ciò, è il frutto, l’eccesso. La vittima, persino. Netzer mette in scena lo scontro tra la realtà che s’accumula nella lunga durata delle inquadrature e la realtà costruita da Cornelia. Ed è uno scontro grottesco e feroce. Violento. Scritto mirabilmente dal regista insieme a Razvan Radulescu, responsabile del miglior cinema rumeno degli ultimi 20 anni, Il caso Kerenes è un chirurgico dramma edipico, furiosamente politico, girato come fosse un poliziesco di Michael Mann. Orso d’oro (meritato) alla Berlinale 2013. |
Giulio Sangiorgio - FilmTV |
promo |
Nonostante la sua posizione nell'alta borghesia rumena, Cornelia, 60enne architetto professionista, è profondamente infelice: il suo unico figlio Barbu, cresciuto sotto la sua ala in un ambiente in cui i soldi possono comprare tutto, sentendosi soffocato dall’invadente amore materno è andato a vivere per conto suo e sta con una ragazza che, ovviamente, non soddisfa gli standard della madre che continua a considerarlo ancora un bambino. Quando Cornelia scopre che Barbu ha causato un tragico incidente e rischia il carcere, il suo istinto materno la spinge ad usare ogni sua competenza, conoscenza e denaro per salvarlo, convinta anche che questo porterà al riavvicinamento da parte del figlio, che è in stato di shock... Vincitore a Berlino il film del romeno Netzer è l'impietoso ritratto della borghesia romena di oggi e di un rapporto super edipico tra madre e figlio. Un racconto potente, ricco di analisi, osservazioni, recitato al meglio, completo di squarci di biografia collettiva. Attraverso la storia familiare il regista traccia il ritratto di un paese dove tutto è in vendita, persino il perdono. |