Avete addocchiato i flani del nuovo film di Nanni
Moretti
Caro diario? Un semplice disegno di un uomo su una Vespa,
scarne informazioni sul cast e, come frase di lancio, un sintetico "Eccolo!".
Azzeccata presentazione per la pellicola attesissima dell'autore più
personale ed introverso del nostro cinema attuale. In effetti
Caro diario
è davvero un evento perché nel degrado del nuovo cinema italiano la sua comparsa
riprende il filo di un discorso interrotto, quello di una laconica espressione
di valori e paradossi esistenziali, quale è stato dagli anni '70 ad oggi il
cinema di Moretti
.
E se, da
Ecce Bombo,
il suo logorroico interrogarsi sul privato e sul sociale aveva trovato
nel personaggio di Michele Apicella un alter-ego efficace, ma ormai "bruciato"
dalle radicalizzazioni etiche e politiche del trittico Bianca-La messa
è finita-Palombella rossa, ora arriva ad estremizzare il suo
autobiografismo raccontandosi, come "Nanni", in tre episodi di
esemplare autenticità: In Vespa, Isole
e Medici.
Iniziamo dall'ultimo per segnalare, a chi non fosse informato della vicenda
personale del regista, la sofferenza fisica che lo ha accompagnato, tra
l'apprensione generale, in questi ultimi anni. Medici è
un racconto amaro e sferzante di uomo finalmente guarito, ma che ha vissuto
indimenticabili momenti di sconforto e di smarrimento di fronte alla superficilità
diagnostica della classe medica con cui è venuto a contatto.
Molto più "morettiano" in senso classico, Isole
descrive il peregrinare del protagonista da Lipari a Salina, da Stromboli
a Panarea, fino ad Alicudi alla ricerca di un luogo tranquillo dove trovare
pace ed ispirazione per il proprio lavoro. Un'utopia nella realtà
contemporanea, fatta di convenzionalità o radicalismi, di caos sociale
e di retorica d'idee.
Ecco allora, liberatorio nella sua purezza formale e contenutistica, il
sorprendente In Vespa che è un vero manifesto poetico
del Moretti-pensiero nell'affrontare la vita e il cinema. Girovagando con
lo scooter per la sua Roma, Nanni narra dell'essenzialità del rapporto
dell'individuo con se stesso e con l'ambiente che lo circonda, ritrova
l'intensità documentaristica di un cinema che fotografa con stupefatta
intensità quartieri, strade, case. E in questa sublimata "dialettica
dei luoghi" Moretti non manca di dare un semplice ma pregnate tributo
alla figura di Pasolini e di confrontarsi, con la solita sferzante ironia,
con la sala cinematografica, con il cinema e la cultura dominante: "Voi
gridavate cose orrende e violentissime e voi siete invecchiati, io gridavo
cose giuste ed ora sono uno splendido quarantenne!"
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