È
la storia del blues, e di come è diventato rock and roll. A Chicago, fra i
Cinquanta e i Sessanta, ad opera di musicisti e di cantanti di colore, per
merito però di un bianco, un emigrato polacco che aveva americanizzato in
Chess il suo cognome e che, in un piccolo locale di un quartiere
frequentato da neri, aveva radunato attorno sé un gruppo via via sempre
più agguerrito cui, oltre a dare appropriati insegnamenti musicali, era
riuscito a far raggiungere vari primati nelle vendite dei dischi grazie
anche alla sua intraprendenza e ai suoi rapporti sempre più stretti con le
case discografiche. Premiando sempre i suoi cantanti con una Cadillac (da
cui il titolo) tutte le volte in cui li vedeva salire ai vertici delle
classifiche.
Gian Luigi Rondi -
Il Tempo
Per
nostalgici e patiti del blues, sconsigliabile a chi detesta la «musica del
diavolo». Chicago, 1947: un ebreo polacco, Leonard Chess (Adrien Brody), e
un contadino del Mississippi, Muddy Waters (Jeffrey Wright), inventano un
nuovo sound, elettrico e metropolitano. Il bianco offre lo studio di
registrazione, il nero blues hot che mandano in visibilio le donne. Con
loro un gruppetto di musicisti mitici, le colonne della Chess: Little
Walter, Chuck Berry, Etta James. Il culto delle Cadillac, la droga il
razzismo, l'amore, il successo periclitante, i Rolling Stones che si
abbeverano a quel blues. Errore di doppiaggio: harp in inglese significa
armonica, non arpa.
Massimo Bertarelli - Il
Giornale
PRIMA VISIONE
cinema
invisibile
TORRESINO
ottobre-dicembre 2009
Vicende poco note qui da noi, però la regista afroamericana Darnell Martin,
pur rivolgendosi soprattutto a un pubblico che quei personaggi e quegli
eventi tutti reali li conosce da cima a fondo, ha fatto in modo che anche
chi non sa molto di blues e di rock and roll potesse prestare attenzione a
quel seguito di biografie parallele messe al centro del suo film.
In primo luogo i casi dell'emigrato polacco (Adrien Brody) che ha avuto
l'idea di costituire quel gruppo di cantanti, prima con le difficoltà
degli esordi poi con i successi quasi clamorosi, dissolti alla fine dei
Sessanta dai templi nuovi e da nuovi tipi di musiche. Quindi, uno dopo
l'altro, i casi dei singoli cantanti, i loro problemi privati - amori,
tradimenti, droghe, scontri con polizie razziste, la loro sempre più
sicura evoluzione creativa, pur tra molti contrasti. Qui stringendosi sui
singoli - ciascuno con una propria storia nota da sempre allo spettatore
americano - là dando spazi ampi alla coralità di un gruppo che, ad ogni
svolta dell'azione, sciorina, grazie anche ad interpreti scelti con cura,
il repertorio più noto del blues e del rock and roll di quegli anni. Con
la gioia di chi, nel tempo, ha seguito e gustato quella musica.