Cadillac Records
Darnell Martin  - USA 2008 - 1h 45'

  È la storia del blues, e di come è diventato rock and roll. A Chicago, fra i Cinquanta e i Sessanta, ad opera di musicisti e di cantanti di colore, per merito però di un bianco, un emigrato polacco che aveva americanizzato in Chess il suo cognome e che, in un piccolo locale di un quartiere frequentato da neri, aveva radunato attorno sé un gruppo via via sempre più agguerrito cui, oltre a dare appropriati insegnamenti musicali, era riuscito a far raggiungere vari primati nelle vendite dei dischi grazie anche alla sua intraprendenza e ai suoi rapporti sempre più stretti con le case discografiche. Premiando sempre i suoi cantanti con una Cadillac (da cui il titolo) tutte le volte in cui li vedeva salire ai vertici delle classifiche.
Vicende poco note qui da noi, però la regista afroamericana Darnell Martin, pur rivolgendosi soprattutto a un pubblico che quei personaggi e quegli eventi tutti reali li conosce da cima a fondo, ha fatto in modo che anche chi non sa molto di blues e di rock and roll potesse prestare attenzione a quel seguito di biografie parallele messe al centro del suo film.
In primo luogo i casi dell'emigrato polacco (Adrien Brody) che ha avuto l'idea di costituire quel gruppo di cantanti, prima con le difficoltà degli esordi poi con i successi quasi clamorosi, dissolti alla fine dei Sessanta dai templi nuovi e da nuovi tipi di musiche. Quindi, uno dopo l'altro, i casi dei singoli cantanti, i loro problemi privati - amori, tradimenti, droghe, scontri con polizie razziste, la loro sempre più sicura evoluzione creativa, pur tra molti contrasti. Qui stringendosi sui singoli - ciascuno con una propria storia nota da sempre allo spettatore americano - là dando spazi ampi alla coralità di un gruppo che, ad ogni svolta dell'azione, sciorina, grazie anche ad interpreti scelti con cura, il repertorio più noto del blues e del rock and roll di quegli anni. Con la gioia di chi, nel tempo, ha seguito e gustato quella musica.

Gian Luigi Rondi - Il Tempo

  Per nostalgici e patiti del blues, sconsigliabile a chi detesta la «musica del diavolo». Chicago, 1947: un ebreo polacco, Leonard Chess (Adrien Brody), e un contadino del Mississippi, Muddy Waters (Jeffrey Wright), inventano un nuovo sound, elettrico e metropolitano. Il bianco offre lo studio di registrazione, il nero blues hot che mandano in visibilio le donne. Con loro un gruppetto di musicisti mitici, le colonne della Chess: Little Walter, Chuck Berry, Etta James. Il culto delle Cadillac, la droga il razzismo, l'amore, il successo periclitante, i Rolling Stones che si abbeverano a quel blues. Errore di doppiaggio: harp in inglese significa armonica, non arpa.

Massimo Bertarelli - Il Giornale

PRIMA VISIONE

cinema invisibile TORRESINO ottobre-dicembre 2009