Dichiaratamente ideologico, il nuovo film di
Spike Lee
trae la propria forza proprio dalla coerenza con cui sceglie la via
della propaganda dichiarata senza preoccuparsi dello spettacolo. Salvo
sorprendere lo spettatore con un meccanismo narrativo che finisce per assomigliare
a certe impossibili ricerche salvifiche piuttosto che a un tradizionale
film politico. Il graal in questione è la partecipazione alla "marcia
di un milione di uomini" organizzata il 16 ottobre 1995 a Washington
da Louis Farrakan. Un autobus parte da Los Angeles con una quindicina di
neri a bordo: poliziotti e vecchi disoccupati, omosessuali e cacciatori
di gonnelle, figli ribelli e padri reazionari. Anche i neri hanno i loro
pani da lavare e Spike Lee lo fa nel modo più semplice e più
accattivante, andando al cuore del problema [...] con un'intensità
e un'onestà che finiscono per coinvolgere. E con una passione che
fa ben presto dimenticare quanto siamo lontani dai canoni estetici di Hollywood. |