Il
sedicenne Guei lascia il villaggio di campagna in cui è nato per tentare la
fortuna nella grande città di Pechino. Dopo molte ricerche infruttuose, trova
infine lavoro in un'agenzia di consegne, che deve necessariamente fare
percorrendo le strade in sella a una bicicletta per un compenso di dieci yuan a
corsa. Di yuan, il ragazzo vorrebbe economizzarne seicento; ma viene derubato
del velocipede e lo cerca disperatamente nei quartieri dell'immensa città. Lo
ritrova montato da Jian, uno studente suo coetaneo che afferma di avere comprato
la due ruote al mercato delle pulci. Tra il ragazzo di campagna e il ragazzo di
città s'innesca un conflitto destinato a trasformarsi in una profonda amicizia.
Film vincitore a Berlino del Gran premio della giuria e di quello
per i migliori attori esordienti,
Le
biciclette di Pechino è un Ladri
di biciclette riambientato nella Cina d'oggi e rivisitato in uno
stile che, a tratti, evoca i lavori di Won Kar-Wai. Vederlo, ti fa intuire quello
che dovettero provare, tanti anni fa, gli spettatori del nostro neorealismo e in
particolare del film diretto da Vittorio De Sica, che
Le
biciclette di Pechino
evoca sia nel titolo sia nella trama: un'impressione di verità e di semplicità
che, malgrado i risvolti drammatici, è anche senso di leggerezza di fronte
all'artificiosità della stragrande maggioranza del cinema. Non può essere che
questo il motivo per cui Wang Xiaoshuai
, regista tra i più dotati della
"sesta generazione" dei cineasti cinesi, è incorso in parecchie grane
con la censura del suo Paese, malgrado non sia né un oppositore né un severo
giudice del regime comunista. La semplicità e il rigore etico con cui ci mostra
la vera Pechino, i suoi vecchi quartieri minacciati dalla modernizzazione, la
sua gente autentica, che cerca come può di vivere e di sognare, ha qualcosa di
intrinsecamente rivoluzionario. E la cosa che sedimenta di più nella memoria è
la rappresentazione di una Pechino senza cittadini adulti, impregnata di una
fisicità e di una violenza sempre latente che lasciano una strana sensazione di
disagio. |