Le biciclette di Pechino (Shiqi sui de dan che)
Wang Xiaoshuai - Cina 2000 - 1h 43'


Gran Premio della GIURIA

da La Repubblica (Roberto Nepoti)

       Il sedicenne Guei lascia il villaggio di campagna in cui è nato per tentare la fortuna nella grande città di Pechino. Dopo molte ricerche infruttuose, trova infine lavoro in un'agenzia di consegne, che deve necessariamente fare percorrendo le strade in sella a una bicicletta per un compenso di dieci yuan a corsa. Di yuan, il ragazzo vorrebbe economizzarne seicento; ma viene derubato del velocipede e lo cerca disperatamente nei quartieri dell'immensa città. Lo ritrova montato da Jian, uno studente suo coetaneo che afferma di avere comprato la due ruote al mercato delle pulci. Tra il ragazzo di campagna e il ragazzo di città s'innesca un conflitto destinato a trasformarsi in una profonda amicizia. Film vincitore a Berlino del Gran premio della giuria e di quello per i migliori attori esordienti, Le biciclette di Pechino è un Ladri di biciclette riambientato nella Cina d'oggi e rivisitato in uno stile che, a tratti, evoca i lavori di Won Kar-Wai. Vederlo, ti fa intuire quello che dovettero provare, tanti anni fa, gli spettatori del nostro neorealismo e in particolare del film diretto da Vittorio De Sica, che Le biciclette di Pechino evoca sia nel titolo sia nella trama: un'impressione di verità e di semplicità che, malgrado i risvolti drammatici, è anche senso di leggerezza di fronte all'artificiosità della stragrande maggioranza del cinema. Non può essere che questo il motivo per cui Wang Xiaoshuai film successivo in archivio, regista tra i più dotati della "sesta generazione" dei cineasti cinesi, è incorso in parecchie grane con la censura del suo Paese, malgrado non sia né un oppositore né un severo giudice del regime comunista. La semplicità e il rigore etico con cui ci mostra la vera Pechino, i suoi vecchi quartieri minacciati dalla modernizzazione, la sua gente autentica, che cerca come può di vivere e di sognare, ha qualcosa di intrinsecamente rivoluzionario. E la cosa che sedimenta di più nella memoria è la rappresentazione di una Pechino senza cittadini adulti, impregnata di una fisicità e di una violenza sempre latente che lasciano una strana sensazione di disagio. 

 cinema invisibile cinema TORRESINO febbraio-aprile 2002