La bellezza del somaro
Sergio Castellitto - Italia 2010 - 1h 47'

   È un film Anche in questo caso, grande delusione. La commedia corale scritta da Margaret Mazzantini e girata e interpretata dal di lei marito Sergio Castellitto pare un pamphlet (ahimé, involontario) su ciò che non va nella generazione dei cinquantenni italiani radical chic che si ostinano a ergersi a modello per il paese. Il film racconta un gruppo di presuntuosi di quella generazione arroccati in una villa di campagna e intenti a sbranarsi a vicenda, fagocitando anche i propri figli adolescenti (maternità tardive?).
Sarebbe un bel j’accuse, peccato che i personaggi siano tutti stereotipati. Si salvano solo i giovani (soprattutto Pietro Castellitto) e il decano Jannacci che, pur incomprensibile perché si mangia le parole, trasmette fisicamente quella pulizia interiore che nella vita gli fa trascorrere più tempo nel pronto soccorso per sans papier che nei salotti della Milano bene. Salotti nei quali, invece, altri sembrano aver soggiornato troppo a lungo per mantenere quel graffio doloroso che non mancava al vero maestro del genere, il rimpianto Monicelli.

Paola Casella - Europa

   È un film curioso e coraggioso, malinconico e surreale, l’opera n°3 di Sergio Castellitto dietro alla macchina da presa. Uno di quei titoli che non consentono al recensore di prevedere con quale tipo di reazioni dovrà fare i conti: La bellezza del somaro, in effetti, è una neo-commedia all’italiana (tratta da un racconto di Margaret Mazzantini) che non vuole lisciare il pelo ai mangiafilm di bocca buona, ma nello stesso tempo si rivela ostile agli adepti del cinema protetto, edificante, garantito da nobili certezze o magnanimi conforti. La dose di estrosa cattiveria e intelligente scorrettezza che il grande attore dispensa a piene mani gli impedisce, inoltre, d’apparire fermo a metà del guado fra la tendenza Muccino e la tendenza Virzì e fa capire come i suoi referenti da regista siano piuttosto Ferreri e i Monthy Python. Tenuta pour cause assai sopra le righe, la ballata in forma di farsa intende prendere di petto innanzitutto i benestanti coniugi borghesi Castellitto e Morante, perfettamente ligi al format benpensante/progressista che si vuole antropologicamente contrapposto a quello cafonal/teledipendente. Una gragnuola di colpi alti e bassi che, radunando adulti amici e parenti nonché adolescenti figli e fidanzati per un weekend nella canonica casa di campagna, non la fa buona a nessuno: un coro d’interpreti stonati della postmodernità, una sfilata di sgangherati cercatori di felicità materiali e spirituali, un tourbillon di schiavi delle proprie ubbie o fissazioni spacciate per prerogative o ideali. Il sovratono nevrotico noir, servito da un montaggio mercuriale, potrebbe esasperare, ma la somma bravura di Castellitto nello scegliere e gestire gli attori stabilisce l’ancoraggio principale: si dimostrano tanto più credibili quanto più paradossali lo stesso blaterante protagonista, la psicologa Morante attorniata da mamma aggressiva e pazienti irrecuperabili, il manager Imparato che compita l’inglese traducendo a ruota libera il nulla, l’urlante preside Grimalda che «sta sul territorio», la badante kapò Ketral, il volgare e promiscuo chirurgo Giallini, l’ex moglie Vitale giornalista «de' sinistra», i diciassettenni Mencarelli, Lo Sasso, Pietro Castellitto non meno inguardabili e svalvolati. Il colpo di genio del copione è riservato alla viziata figlia Rosa (la tenerissima e tostissima Nina Torresi), pronta a trapiantare il nuovo boyfriend in seno alla famiglia allargata: tutti aperti, giovanili, ecosolidali, democratici, ma tutti ugualmente inebetiti al cospetto dell’alieno signore settantenne che legge Adelphi, suona i bonghi e si chiama Armando. Il castello di carte costruito con un po’ di karaoke e di femminismo a buon mercato crolla ancora prima che papà per capirci finalmente qualcosa si metta a sfumacchiare una canna. Armando, interpretato da Enzo Jannacci con una stralunata imperturbabilità che ricorda il mitico Chance di Oltre il giardino, certifica come la vecchiaia esista e costituisca un antidoto al finto vitalismo della società infingarda e taroccata. E come forse l’origine del caos stia nella rozza quanto concreta massima del manager: quando eravamo giovani, i giovani non contavano un c...; ora che siamo genitori noi, i genitori non contano un c...

Valerio Caprara - Il Mattino


promo

Marcello (Sergio Castellitto), e Marina (Laura Morante), sono due genitori cinquantenni particolarmente ansiosi rispetto all'invecchiamento e quindi molto desiderosi di continuare ad apparire giovani. Durante un weekend in campagna nella loro casa in Toscana arriva quella che ai loro occhi appare una buona notizia: Rosa, loro figlia, ha interrotto il fidanzamento con un ragazzo che non era loro gradito... Ambientata cechovianamente in un casale isolato dal mondo, una commedia ricca di spunti, sorretta da un'ironia lieve, educata ed elegante.

film del week-end precedente

TORRESINO - febbraio 2011

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