Balzac e
la piccola sarta cinese
(Balzac
et la petite tailleuse chinoise) |
da Il Corriere della Sera (Maurizio Porro) |
Con un certo sorriso e senza lasciarsi andare a fin troppo facili vendette politiche postume, il cinese ora parigino Dai Sijie trae un film intelligente dal suo romanzo bestseller Balzac e la piccola sarta cinese, edito da Adelphi. In cui autobiograficamente racconta la storia di due ragazzi "deportati" in campagna dalla rivoluzione culturale cinese degli anni 70. Colti e figli della reazione, essi suonano al violino la sonata in cui "Mozart pensa al presidente Mao". Un classico: mentre lavorano e raccontano ai contadini storie di film, s'innamorano della stessa ragazza, triangolo discreto. La situazione politica precipita quando i tre scoprono il fascino dei grandi romanzi dell'800 e, depravati, consumano gli splendori narrativi di Balzac, Stendhal, Flaubert, Tolstoi. Anche questa è una commedia umana, che finisce con la giovinetta che, presa coscienza, andrà per la sua strada. In seguito i due ricorderanno quel difficile passato senza rancore, perfino con un filo di nostalgia, mentre un'inedita inondazione finale sommerge le memorie. In mezzo alla follia c'è una via di scampo che è sempre la cultura, suggerisce l'autore. Che di sicuro fila diritto, intenso e poetico più sulla pagina che sullo schermo ma offre un film curioso e di tutto rispetto sulla rivoluzione "chiusa" nel ' 69 (ma che usa ancora la censura). Il "rieducato" Sijie crede che sulla storia maiuscola vinca spesso quella minuscola, privata, qui ben espressa da tre giovani bravi attori armati d'ingenuità. |
Violini cinesi
i giovedì del
cinema
invisibile
TORRESINO
ottobre-dicembre 2004
PRIMA VISIONE