Ave, Cesare!
Ethan Coen, Joel Coen
- USA  2016 - 1h 46’



 

  Venticinque anni dopo Barton Fink, i Coen tornano a imbastire una black comedy centrata sulla Hollywood degli anni d'oro, mostrandone con graffio grottesco i risvolti meno edificanti. Ci sono scene divertentissime in questo film che può avere il limite di venir maggiormente apprezzato da chi è in grado di capirne le tante allusioni. (...) Anche qui, nello stile tipico delle surreali fantasie dei Coen, la farsa si colora di note metafisico-kafkiane e il tema etico assume valore fondamentale. Vedi Mannix, che un eccellente Josh Brolin interpreta con umorismo e calore umano come un pragmatista dotato di coscienza. È lui il centro pulsante di questo affresco che, deformando ironicamente la realtà, si trasforma in riflessione sulla natura ambigua dello spettacolo, perennemente in bilico fra cialtroneria e momento di arte e verità.

Alessandra Levantesi Kezich - La Stampa

  Vedere un film di Ethan e Joel Coen è come cenare nel proprio ristorante di fiducia: sai che non ne uscirai deluso. Certo, può capitare quel piatto meno riuscito, ma ogni scelta del variegato menu profuma di un sapore inconfondibile. È il 'Coen touch', un marchio di garanzia nella qualità cinematografica di cui Ave, Cesare! (Hail, Caesar!) è il più recente e delizioso esemplare. Spumeggiante di star maiuscole, la nuova fatica dei cine-fratelli viventi più famosi d'America è una commedia che celebra d'ironia e di affetto la Hollywood dei 50. (...) Sconsiderato è il giudizio di filo-fascista emesso da alcuni critici verso Ave, Cesare!: questi non hanno colto lo sguardo totalmente arguto e (auto)ironico dei due fratelli del Minnesota, che si considerano eredi di quella giostra scintillante e fatale. Maccartisti e filo-sovietici, così come i leader delle diverse confessioni religioni sono pirandellianamente preposti ed esposti a quel grande set che si chiamava Golden Hollywood. I Coen giocano e si fanno giocare dai loro personaggi isterici, contraddittori e meravigliosi, tutti ancora profondamente di carne e ossa, creature squisitamente analogiche così ignare del digitale che verrà. Come resistere alla montatrice occhialuta (Frances 'Mrs Coen' McDormand, inarrivabile) che scompiglia capelli e fotogrammi in un caos irriverente? O come non farsi ammaliare dall'aitante ballerino marinaio Burt Gurney (Channing Tatum) di celate origini sovietiche che tanto ci ricorda il mitico Fred Astaire? Di loro e di tutta la giostra di cui sopra si fa reporter Tilda Swinton, splendida giornalista di gossip d'assalto sdoppiata in due gemelle. Ciascuno dei divi coinvolti da Ethan e Joel non ha esitato un istante al richiamo di appartenere a questo come a qualunque altro dei loro film.

Anna Maria Pasetti - Il Fatto Quotidiano

  Un viaggio esilarante nella Hollywood dei tempi d'oro, quando gli studios producevano a getto continuo pellicole dei generi più diversi, creando stelle di prima grandezza. Eppure, sotto la patina scintillante, i problemi non mancavano e su tutto, all'alba degli anni Cinquanta, aleggiava la paura del comunismo, l'ombra delle persecuzioni maccartiste. Solo i fratelli Coen, con la loro carica di umorismo geniale mista a sconfinata cultura, potevano riuscire a tenere insieme, in Ave, Cesare!, tanti, differenti argomenti e piani di racconto (...).

Fulvia Caprara - La Stampa



promo

Mentre sull'atollo di Bikini gli Stati Uniti sono impegnati con gli esperimenti sulla bomba H, a Hollywood Eddie Mannix si deve occupare di trovare una soluzione ad un altro tipo di problemi. Eddie è un fixer, cioè colui che deve tenere lontani dagli scandali in cui si vanno a ficcare le star che stanno lavorando ai film di un grande Studio. Deve quindi far sparire foto osé e cercare di camuffare gravidanze fuori dal matrimonio. Quando poi accade che scompaia il protagonista di un film su Gesù, nei panni di un centurione romano, la situazione si complica. Anche perché costui è stato rapito da un gruppo di ferventi comunisti. Una black comedy centrata sulla Hollywood degli anni d'oro, dove i Cohen mostrano con graffio grottesco i risvolti meno edificanti e giocano con i loro personaggi isterici, contraddittori e meravigliosi, tutti ancora profondamente di carne e ossa, creature squisitamente analogiche così ignare del digitale che verrà.

 

cinélite giardino BARBARIGO: giugno-agosto 2016