Leone d'oro a VENEZIA |
In un sontuoso albergo dell'Europa centrale un uomo cerca di indurre una donna, scortata da un inquietante marito, a ricordare e a mantenere la promessa, fattagli l'anno prima, di partire con lui. Con una sinuosa e musicale organizzazione dello spazio e del tempo, Resnais trasforma il mondo, descritto da Alain Robbe-Grillet con la sua prosa secca da "scuola dello sguardo", in un universo onirico, in uno spettacolo incantatorio dove, ridotta a mera apparenza, la realtà diventa polisensa. Il sospetto che questo film d'evasione e di alienazione si riduca a un esercizio di stile è forte. Comunque, da vedere e rivedere. |
Il Morandini - Dizionario dei Film |
promo |
Accostarsi al cinema di Alain Resnais non è un'esperienza facile. Chi ha visto Hisroshima Mon Amour, lo sa; ma sa anche che la ricerca sul tempo e la memoria del regista francese è un momento fondamentale del cinema della modernità, dalla nouvelle vage in poi. In L'anno scorso a Marienbad, sua seconda opera (1961), Resnais estremizza ulteriormente la sua espressione stilistico-narrativa avvolgendo lo spettatore nell'affascinante prigione esistenziale di un sontuoso albergo dell'Europa centrale dove un uomo cerca di indurre una donna, scortata da un inquietante marito, a ricordare e a mantenere la promessa, fattagli l'anno prima, di partire con lui. Una sinuosa, "musicale" organizzazione dello spazio e del tempo che cadenza l'incomunicabilità dei due “imperfetti” amanti (Giorgio Albertazzi e Delphine Seyrig). Evasione e alienazione, un universo onirico per un superbo esercizio di stile. |