L'amore fatale (Enduring Love)
Roger Michell - Gran Bretagna 2004 - 1h 40'


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da Il Corriere della sera (Maurizio Porro)

     Un bel libro di McEwan diventa un bellissimo thriller dell'anima di Roger Michell, regista di Notting Hill e di strani amori in The Mother. Incipit travolgente: prato inglese, un incidente di mongolfiera mette per caso a contatto Jed, giovane biondo, capelli alla Nazareno, che sceglie come oscuro oggetto di desiderio ossessivo un professore senza grilli gay per la testa: due vite rovinate per un bacio. La fatal attrazione ha radici in sensi di colpa e traumi religiosi. Diario di un uomo in cerca di affetto, anche mistico: sempre difficile esplorare le ragioni del cuore. Niente che non avesse già detto sir Shakespeare, ma gli attori, Daniel Craig e Rhys Ifans, stanno proprio bene insieme e il film è spudorato e genialmente ambiguo: conquista cuore e testa.

da La Repubblica (Roberto Nepoti)

     Durante una gita in campagna, un picnic su un prato primaverile, il professor Joe Logan (Daniel Craig) partecipa a un tentativo di salvataggio a cui intervengono quattro persone. Una mongolfiera è senza controllo ed è in pericolo un ragazzino che, paralizzato dal terrore, non trova il coraggio di saltare giù. La situazione finisce in tragedia quando uno dei soccorritori muore. Un altro, Jed, comincia a perseguitare Joe. È un crescendo ossessivo: prima Jed sembra un fan del professore scrittore, poi un maniaco religioso, alla fine si rivela perdutamente innamorato di lui. Lo strano corteggiamento rovina la vita di coppia del professore e di Claire, la sua compagna, che finiscono per lasciarsi. Pian piano, Jed si rivela un uomo molto pericoloso. E del tutto irresponsabile delle proprie azioni: perché afflitto dalla sindrome di Clérambault, una forma di ossessione-delusione amorosa incontrollabile che tende fatalmente alla violenza. Scorre il sangue, infatti; anche se un secondo finale arriva, in coda, a rimettere in causa ogni conclusione definitiva. Presentato all'ultima Mostra di Venezia, L'amore fatale riunisce un pool di talenti: lo scrittore Ian McEwan, autore del romanzo (Einaudi) pubblicato in Italia con lo stesso titolo del film, il regista Roger Michell e una compagnia di ottimi attori: Daniel Craig nel ruolo del professore, Rhys Ifans in quello dell'innamorato folle, mentre Samantha Morton è la compagna di Joe. Roger Michell ha dichiarato che leggendo il romanzo si è posto la domanda se l'unico amore possibile è quello di un folle. Il risultato è un thriller dei sentimenti, una storia di attrazione fatale che intorbida e confonde i ruoli di vittima e carnefice, mette in discussione le identità sessuali, s'interroga sul senso dell'amore. L'amore come grande mistero dell'esistenza umana è la molla che fa spalancare la storia sulla dimensione dell'amore puro. Jed, innamorato in una forma strana e assoluta, non ama Joe perché è omosessuale. Di ampio respiro nella sequenza iniziale, che tuttavia ridimensiona lo straordinario attacco del romanzo di McEwan dove i due protagonisti si corrono incontro come amanti disperati, la regia di Roger Michell adotta progressivamente un andamento sempre più claustrofobico. Il senso di minaccia sospesa e di persecuzione incombente dà la misura che quel che vediamo è un viaggio all'interno della mente.

da Film Tv (Emanuela Martini)

     La bellezza abbagliante della campagna inglese, un bambino su una mongolfiera rossa che un vecchio da terra non riesce più a controllare, quattro uomini che corrono in suo soccorso, si appendono alle corde, si sollevano, oscillano, finché un colpo di vento più forte degli altri li fa innalzare ancora di più, li costringe a mollare. Tutti tranne uno, che finirà col precipitare. Cambia così la vita di tutti i personaggi coinvolti nell'incidente, in quello che è stato definito uno degli incipit più affascinanti della letteratura contemporanea, un momento di immediata, potente evocazione visiva. L'amore fatale di Ian McEwan è un romanzo sinuoso, oscuro e romanticamente disperato, del quale il regista Roger Micheli riesce solo in parte a trasferire sullo schermo le suggestioni. Fin dalla sequenza iniziale, nata per il cinema, che è bella, ma non riesce a conservare l'impatto sconvolgente della pagina scritta. Costretto all'inevitabile semplificazione del flusso interiore ossessionante su cui si costruiscono le dinamiche e gli interrogativi del romanzo, il film finisce per colorarsi di thriller e per annacquare invece la lacerante predestinazione melodrammatica del suo triangolo amoroso. E questo nonostante la bravura degli interpreti, soprattutto Rhy Ifans, stralunato e persino tenero nei panni del persecutore sentimentale. 

TORRESINO - aprile 2005