Ultima uscita cinematografica dell’anno, un piccolo film portoghese cerca
di conquistarsi , una nicchia tra le pellicole in gara per il box-office
delle festività. Non potendo contare su mezzi di “lancio”,
Aguasaltas.
com. Un villaggio nella rete ha fatto ricorso alla promozione cosiddetta
“virale”: mettendo nel web un falso reportage secondo cui una
multinazionale vorrebbe trasformare in parco acquatico il lago Trasimeno.
La “notizia” taroccata è una parafrasi del soggetto del film di Luis
Galvao Teles…
In un paesino arcaico del Nord del Portogallo, una quarantina d’anime in
tutto, il giovane ingegnere civile Pedro ha creato un sito web a scopo di
promozione turistica. Senonché un giorno Pedro riceve la raccomandata di
una multinazionale con sede in Spagna, pronta a immettere sui mercato
un’acqua minerale che ha lo stesso nome del sito, Aguasaltas appunto. Se
la comunità non lo chiuderà, sarà citata in giudizio per violazione di
dominio e condannata a pagare 500.000 euro di multa. Le opinioni dei
paesani si dividono: alcuni vorrebbero cedere al brand spagnolo, altri si
ribellano all’imposizione in nome dell’onore del villaggio. Il bizzarro
caso “glocali” rimbalza fino alla stampa e alle tv nazionali: ed ecco
Aguasaltas trasformata in un circo mediatico con effetti imprevisti, che
arrivano fino a ribaltare le premesse.
La corporazione, mandata in loco una sua emissaria, comincia a temere i
paesani e a offrire grosse cifre per ottenere quella rinuncia che,
all’inizio, pretendeva. Contemporaneamente si fa vivo il governo
portoghese; un emissario del primo ministro, erettosi a difensore
dell’autonomia del villaggio per motivi di propaganda, promette ai
cittadini una strada, un elicottero e altre donazioni se non cederanno
allo straniero.
A tutto ciò s’intrecciano le vicende sentimentali di Pedro, innamorato
della reporter televisiva che ha messo in moto il “caso”; mentre un altro
giovane del paese finge che la bionda inviata della multinazionale sia
Concha, la fidanzata spagnola che lo ha la sciato. Satira del mondo
globalizzato e del potere mediatico (ma senza nostalgie passatiste), il
film ricorda un po’ le commedie britanniche anti-thatcheriane di una
ventina d’anni fa. Anche nella tipizzazione dei personaggi secondari: la
coppia schierata su posizioni opposte, lo scemo del villaggio (un po’
invadente, questo), la bottegaia impicciona, il prete indeciso (prima
sentenzia che «se Gesù Cristo fosse vivo, avrebbe anche lui un sito
Internet», poi cambia bandiera).
L’idea di fondo non è nuova: la tentazione del denaro - aggiunta, nel
caso, a quella della notorietà internazionale - cambia rapidamente le idee
e i comportamenti degli individui, e di rado facendone venir fuori il lato
migliore. Il tono generale è amichevole, un po’ buonista, tendente alla
conciliazione. Il film non approfitta di facili contrapposizioni
generazionali tra anziani, depositari di valori del passato, e giovani
figli della globalizzazione; preferendo suddividere in maniera equa tra
personaggi di età diverse comportamenti opportunistici e virtuosi. E in
complesso tutta la vicenda è condotta in modo plausibile, ma senza privare
lo spettatore di una certa dose di sorprese. |