About Elly
Asghar Farhadi
- Iran
2009
- 1h 59' |
Un
tranquillo weekend sul Mar Caspio, dove un rumoroso gruppo di trentenni di
Teheran sbarca per passare qualche giorno in allegra compagnia. Senza
minimamente immaginare quali prove li aspettano. In America sarebbe una
commedia generazionale, o magari un horror come tanti. In Iran è un film
molto diverso da tutti quelli che abbiamo visto finora, a riprova di
quanto poco sappiamo su quel cinema e quel mondo. Anche se i protagonisti
di questo notevole
About Elly
(non si poteva tradurre "A proposito di Elly"?) somigliano molto ai loro
omologhi occidentali. Hanno figli piccoli, canzoni da cantare tutti
insieme, auto fuoristrada o vecchie utilitarie. E una gran voglia di
vivere anche se le donne hanno il capo coperto da un foulard.
Certo, la villa che hanno affittato non è quella che credevano, e dovranno
adattarsi a una sistemazione assai meno confortevole del previsto. Magari
non tutto fila liscio come sembra, le dinamiche fra vecchi amici a volte
sono contorte. Ma c'è dell'altro. Fra tante coppie spiccano infatti due
soli "single". Il caro amico Ahmad, fresco di divorzio da una tedesca. E
la giovane, graziosissima Elly, invitata a unirsi al gruppo, che conosce
appena, nella speranza che simpatizzi con Ahmad.
Come nell'Avventura di
Antonioni,
però, a metà film Elly scompare misteriosamente in mare. Ma a differenza
che in Antonioni qui i suoi ospiti non si disinteressano affatto di lei,
anzi iniziano a cercarla freneticamente. Finendo per scoprire molte più
cose di quanto avrebbero mai desiderato. Non solo sulla (doppia) vita di
Elly, che non era esattamente ciò che credevano. Ma sui doppifondi, le
mezze verità, le doppie o triple morali che sostengono la loro vita
amorosa e familiare. Naturalmente è impossibile non pensare che i
protagonisti (colti, urbani, agiati) di
About Elly, scoperto al festival
di Berlino nell'inverno 2009, sono con ogni probabilità assai vicini ai
manifestanti che pochi mesi dopo si sarebbero riversati nelle piazze di Teheran. Ma il film di Asghar Farhadi non li osserva da lontano,
nell'insieme, come un soggetto sociale e politico, bensì da vicino, uno ad
uno, colti in un momento di crisi familiare e personale che la dice lunga
su ognuno di loro, ovvero sui fragili equilibri (sulle invisibili
ipocrisie quotidiane) che sostengono la morale dominante a trent'anni
dalla "rivoluzione" islamica. Generando, lungo la vicenda, un groviglio di
imbarazzi e dolori così inestricabile da assumere, per la distanza
culturale, un sapore quasi metafisico. Anche se tutto nel film (che non
nomina mai fede e precetti religiosi) ci parla di storia, di concretezza,
di un qui-e-ora che mai forse il cinema iraniano ha mostrato più
esplicitamente. |
Fabio Ferzetti - Il
Messaggero |
...Il
gruppetto se la spassa, nonostante la silenziosa e sinistra inquietudine
di Elly che all'improvviso, dopo qualche parola, indizio, sospensione di
giudizio e di senso, scompare. A questo punto, siamo circa a metà film,
About Elly diventa qualcos'altro. Un film dove le apparenze, i codici
comunicativi, le convenzioni sociali, cadono piuttosto velocemente,
facendo emergere dissonanze familiari, prepotenze di genere,
conservatorismo mentale. Cupa increspatura psico-sociale universale più
che relativismo culturale iraniano,
About Elly
diventa un ritratto di umanità dolente, privo di certezze razionali,
screziato da rimorsi, piccole lacerazioni dell'anima, sensi di colpa.
Farhadi agisce sia sulla scrittura, compatta, tesa, vibrata; sia su
precise e fluide scelte di regia con una composizione del quadro piena di
personaggi (spesso ci sono cinque, sei attori contemporaneamente in scena)
e la scelta di invisibili piani sequenza alternati a dialoghi concitati
dove si scavalca di campo (per non porre quinte innaturali come barriere
per l'occhio) piuttosto che i classici campi e controcampi. Infine,
finissimo e attento lavoro sulla credibilità della recitazione alla fonte,
smantellato dall'insistente doppiaggio italiano: disastroso quando duplica
momenti di canto (stonati!) o di gioco del mimo (privi di senso logico!).
Possibile "pattern" formale:
Il grande freddo. |
Davide Turrini -
Liberazione |
promo |
Un gruppo di
trentacinque/quarantenni iraniani, agiati, tutte coppie marito e moglie con
figli piccoli, ex compagni universitari alla facoltà di legge,
decidono di passare un weekend sulle rive del mar Caspio. L'dea è
anche quella di far incontrare l'amico Ahmad, arrivato dalla
Germania dopo la separazione dalla moglie, con la taciturna Elly.
Il gruppetto se la spassa, nonostante la silenziosa e sinistra
inquietudine di Elly che all'improvviso, dopo qualche parola,
indizio, sospensione di giudizio e di senso, scompare. A questo
punto il film diventa qualcos'altro e le apparenze, i codici
comunicativi, le convenzioni sociali, cadono piuttosto
velocemente, facendo emergere dissonanze familiari, prepotenze di
genere, conservatorismo mentale, generando un groviglio di
imbarazzi e dolori così inestricabile da assumere, per la distanza
culturale, un sapore quasi metafisico. |
cinélite
TORRESINO
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