In
un cinema che a volte dà l’impressione di inseguire solo le mirabilie
digitali o il narcisismo autoriale, fa piacere abbandonarsi a un film che
ti racconta una storia non infantile e lo fa con una professionalità
inappuntabile fatta di attori che sanno recitare, di dialoghi credibili e
di una messa in scena bella ed efficace. «Come una volta» verrebbe da
dire, quando il cinema sapeva appassionare, divertire e lasciarti anche
qualche spunto su cui riflettere. Arrivato al suo terzo film, dopo
Margin Call (sulla crisi del 2008 a Wall
Street) e All Is Lost (con Redford
abbandonato nell’Oceano), l’americano del New Jersey J. C. Chandor sembra
deciso a ripercorrere la strada dei grandi maestri di Hollywood,
abilissimi nel passare da un genere all’altro senza farsi molti problemi
ma capaci anche di non perdere di vista i temi che stanno loro a cuore.
Nel suo caso - di sceneggiatore oltre che di regista - è la centralità
della coscienza individuale, costretta a misurarsi con il cinismo dei
banchieri nel primo film, diventata forza vitale e salvifica nel secondo e
ora messa di fronte ai compromessi del successo e del guadagno. |
Paolo Mereghetti - Il Corriere della Sera |
promo
Un thriller ambientato a
New York nell'inverno del 1981, statisticamente uno degli anni più
violenti nella storia della città. Terzo lungometraggio di J.C. Chandor (Margin
Call) il film è interpretato da Oscar Isaac e Jessica Chastain e racconta
di Abel Morales, un immigrato arrivato ad una buona posizione sociale che
cerca di espandere la propria attività mentre la dilagante violenza, la
decadenza e la corruzione minacciano di distruggere tutto quello che ha
costruito e, soprattutto, mettono a dura prova la sua incrollabile fede
nella giustizia. Tra Lumet e Scorsese un thriller teso e incalzante in cui
i sani principi di un uomo comune si trovano a dover cedere il passo ad un
puro istinto di sopravvivenza col rischio di compromettere ciò che si sa
essere giusto e di debordare dalla “retta via”…
LUX
- febbraio 2016