ottobre 2018

periodico di cinema, cultura e altro... ©
 

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Reg.1757 (PD 20/08/01)

 

FESTIVAL DI LOCARNO

1 - 11 agosto 2018

Nell’anno dell’addio di Carlo Chatrian, chiamato a Berlino dopo sei anni di impeccabile direzione e successo, Locarno 71 mantiene fede alla sua tradizione di festival sia “mainstream” (fa parte, unico svizzero, della serie A dei 14 riconosciuti dalla FIAPF) sia di ricerca e sperimentazione anche estreme.Trecento i film presentati, 15 in concorso, 18 sotto le stelle di Piazza Grande (caratteristica questa unica che anche i Festival più grandi possono solo invidiargli).

Partiamo dal vincitore. Anche se non ci ha del tutto convinto bisogna riconoscere che
A Land Imagined di Yeo Siew Hua (cinese di Singapore), a cui la giuria ha assegnato il Pardo d’oro, è un riuscito mélange di film sociale e di denuncia (ambientato tra gli operai sfruttati e sottopagati provenienti da tutta l’Asia per lavorare nei cantieri edili della città-stato) e del più classico dei noir, col poliziotto (buono) Lok alla ricerca dell’operaio scomparso Wang. Film angoscioso, di incubi, locali notturni, videogiochi, che a poco a poco scivola in uninteressante esperimento di realismo magico-onirico, coi due protagonisti, entrambi insonni, che sognano uno dell’altro nonché di altri mondi possibili, fantastici o immaginati.
Allargando lo sguardo va riconosciuto a Locarno un panorama variegato e stimolante e se non sono mancate le delusioni (tra cui Likemeback di Leonardo Seragnoli e Menocchio di Alberto Fasulo) ci sono alcuni titoli che meritano qui una segnalazione, a partire da
Diane, opera prima dell’americano Kent Jones, classico film indie (non per niente prodotto da Scorsese) sulle vicissitudini di una generosa cinquantenne pronta ad aiutare tutti, tra parenti e amiche sofferenti solitarie o ammalate, e con un figlio tossico insopportabile egoista. Un road movie che si muove in circoli, sullo sfondo di un Massachusetts invernale eletto a protagonista e con la straordinaria l’interpretazione di Mary Kay Place (da premio!).
Un plauso unanime (per molti il miglior film concorso) va a
Gangbyun Hotel (Hotel By the River), ulteriore conferma del coreano Hong Sang Soo che fotografa, In un sontuoso bianco e nero, purissimo come la neve che ammanta il paesaggio, due vicende parallele si sfiorano senza incrociarsi. Da una parte il vecchio poeta qui ritiratosi (in cerca di pace o forse in attesa della morte) riceve la visita controvoglia dei due figli, rampanti businessman provenienti da Seul, uno appena separato, l’altro single ma infelice. Nella stanza accanto due amiche di vecchia data passano qualche giorno assieme per parlarsi, per ritrovarsi (una delle due è reduce da una cocente delusione amorosa). E sono dialoghi sempre toccanti e profondi da una parte e dall’altra, sul passare del tempo, il disgregarsi degli affetti, la necessità della bellezza e del rapporto col l’altro sesso. Camera fissa, malinconia diffusa, un piacere degli occhi e della mente.
All’estremo opposto di questo Nirvana molto orientale, il regista e fotografo inglese Richard Billingham col suo
Ray and Liz ci precipita nel submondo del proletariato inglese. Premiato con una “menzione speciale dalla giuria, il film riprende i temi di certe sue serie fotografiche di grande successo. Si tratta di un “ritratto di famiglia in un interno“ (la sua sembra tra esserlo anche nella realtà) a dir poco sconcertante. Dappertutto piatti da lavare, portacenere ricolmi, insetti sulle pareti, litigi, alcool, rimbrotti, figli abbandonati a se stessi o dediti a piccoli traffici. Un panorama impietoso ma estremamente ben reso, difficilmente immaginabile da noi (ma non da chi abbia una certa confidenza con l’Inghilterra fuori dai circuiti turistici.). Solo un cenno per Como Fernando Pessoa Salvou Portugal, ulteriore grande-piccolo (26 minuti) capolavoro di Eugene Green, su un esilarante - inventato of course - episodio della vita di Fernando Pessoa, perché non si può non dare riscontro e speciale spazio a La flor dell’argentino Mariano Llinás. Sarà per questo film monstre (quasi 14 ore) che, in fondo, questo Locarno 71 verrà ricordato. >>

Giovanni Martini

 
 
FESTIVAL DI VENEZIA

29 agosto - 8 settembre 2018

Leone d’Oro: il miglior film

ROMA di Alfonso Cuarón

Leone d’Argento: Gran Premio della Giuria

THE FAVOURITE di Yorgos Lanthimos

Leone d’Argento: migliore regia

THE SISTERS BROTHERS di Jacques Audiard

Coppa Volpi: migliore interprete femminile

Olivia Colman nel film THE FAVOURITE

Coppa Volpi: migliore interprete maschile

Willem Dafoe nel film AT ETERNITY’S GATE

Premio per la Migliore Sceneggiatura

Joel Coen e Ethan Coen per il film
THE BALLAD OF BUSTER SCRUGGS

Premio Speciale della Giuria

THE NIGHTINGALE di Jennifer Kent

Premio M. Mastroianni - attore emergente

Baykali Ganambarr nel film THE NIGHTINGALE

Leone del futuro
Premio Opera prima “De Laurentiis”

YOM ADAATOU ZOULI di Soudade Kaadan

Premio ORIZZONTI - miglior film

MANTA RAY di Phuttiphong Aroonpheng

In fondo bastava la prima settimana di proiezioni al Festival per individuare vincitori e vinti del concorso di questa 75 edizione.
Con venerdì erano già stati programmati Roma, La favorita e La ballata di Buster Scruggs. Domenica è passato in sala grande The Sister Brothers e poi? Tra i premiati solo il controverso The Nightingale ha travato spazio tardivo in calendario, l’attesa per il verdetto della giuria è stato una volta tanto coerentemente ripagata perché i Leoni non potevano essere che quelli e Opera senza autore, molto amato dal pubblico ma non dalla maggior parte della critica, aveva onestamente poche chance per un riconoscimento artistico da Mostra del Cinema. Anche per Orizzonti il titolo più chiacchierato era quello che poi si è aggiudicato il premio e quindi, finalmente, un Festival veneziano che accontenta tutti? Neanche per sogno: la grande mano di Netflix proprio sul Leone d’oro di Cuarón ha messo in subbuglio i pasionari della visione in sala (ci siamo anche noi a dire il vero). Ma occorre non perdere di vista le problematiche di una realtà distributiva destabilizzata. La messa in onda sui canali televisivi in concomitanza (?) con l’uscita in sala sarà davvero un altro passo verso la fine della visione su grande schermo? Ci potranno essere altre vie di investimento produttivo che non passino per il network tv? Barbera versus Frémaux. Alla distanza chi avrà ragione?

 
Ezio Leoni

  
Cristina Menegolli

 
Licia Miolo

 
Alessandro Tognolo

  
Giovanni Martini


Valentina Torresan

 

 

 

 

 

 M.Cristina Nascosi

      

 
 
MUSEO ARCHEOLOGICO DI VENEZIA

maggio - settembre 2018

   Una performance che va avanti da anni come un mantra contro la guerra. È questo il lavoro di Sarah Revoltella che il Museo Archeologico di Venezia che ha ospitato dall'11 settembre. Un'istallazione scarna con un allestimento a terra di sei monitor attorniati dai cocci rotti di armi di ceramica, simili ai resti di ossa bruciate. E sui monitor l’azione (cominciata nel 2015 a Bassano del Grappa in occasione dell'apertura delle ricorrenze per il centenario della Grande Guerra) della performance diffusa ospitata dalla 57 Biennale d’Arte di Venezia (maggio 2017 presso la Tesa 105 dell''Arsenale Nord). L'azione consisteva in una diretta streaming che vedeva coinvolti 6 paesi: Italia, USA, Russia, Pakistan, Turchia e Francia; in ognuna delle capitali agiva un performer che realizzava simultaneamente la stessa azione. Sarah, con gli schermi alle spalle che rimandavano le azioni dei vari performer sincronizzati, agiva a sua volta all'interno dell'Arsenale Nord. I performer partivano dalla descrizione delle armi di ceramica al pubblico, illustrando con perizia le particolari carettaristiche letali di ogni pezzo (calibro, velocità di volata del proiettile, capacità di tiro, contesto di utilizzo) con un atteggiamento compiaciuto e asettico, quasi da venditore. Dopodiché i performer prendevano in mano le armi e le gettava violentemente per terra, facendole deflagrare in mille pezzi tra lo stupore generale. I frammenti di ceramica venivano poi piantati, in prati, aiuole o vasi, quali semi e simboli di rinascita.
Il lavoro della Revoltella (ambasciatrice della Fondazione Pistoletto che sostiene il progetto) parte dal principio di voler sottrarre terreno alla guerra per ricondurlo al mondo dell’arte. Come la guerra si impossessa ogni giorno di elementi legati alla bellezza, basti pensare all'estetica delle divise tanto per dire, così l'arte deve ingegnarsi per rubare terreno, sottraendo senso e significato dal mondo dei conflitti. L'arte secondo Sarah deve riappropriarsi dell'estetica bellica, un’estetica seducente e per molti versi condivisa nell’immaginario collettivo, per depotenziarne la simbologia legata al mito della guerra. Le armi sono belle, la ceramica è fragile, l'azione di rompere qualcosa di bello e fragile crea un cortocircuito nello spettatore che lo induce a riflettere: appunto su cosa c’è nel mondo di veramente bello e fragile.
Il 2018 che si avvia verso la conclusione è un anno emblematico che deve essere soprattutto un momento di riflessione connesso al tema della fine dei conflitti e in quest'ottica anche l'azione Io Combatto getta un seme che vuole essere uno stimolo a ragionare nell’ottica del necessario disarmo internazionale.

2015-18 una ricorrenza per celebrare il disarmo

 
 
un ricordo di GIANNI DI CAPUA

20 luglio 1959 - 23 settembre 2018

    Il 23 Settembre 2018 è mancato improvvisamente a 59 anni Gianni di Capua, musicista, regista, autore radiofonico e televisivo.
È difficile dare una definizione completa dei ruoli svolti nel mondo culturale contemporaneo da di Capua, intellettuale eclettico sempre attento alla sperimentazione e alla contaminazione dei linguaggi artistici.
Allievo di Teresa Rampazzi, pioniera della musica elettronica in Italia, al Conservatorio Pollini di Padova, ebbe la sua prima affermazione internazionale, conseguendo una menzione d'onore al Concorso "Luigi Russolo" per giovani compositori di musica elettroacustica e informatica. E alla sua insegnante e mentore, il sodalizio con la quale proseguì nel corso degli anni, dedicò una delle sue prime regie radiofoniche: un ciclo in tre puntate Teresa Rampazzi, fino all'ultimo suono, andato in onda nel 1993 nella rubrica di RAI 3 Scatola Sonora.
Diplomato al Conservatorio, ma anche all'Accademia di Belle Arti di Venezia, di Capua ha voluto misurarsi con i più diversi linguaggi dell'arte, mantenendo sempre al centro del suo lavoro quell'esigenza di sperimentare che lo ha caratterizzato sin dai suoi esordi, e che lo ha portato a conseguire riconoscimenti molto prestigiosi, spaziando dalla composizione musicale alla regia teatrale, televisiva e radiofonica, al cinema.
Restringendo il campo a quest'ultima, ricordiamo che nel 2001 ha riportato in attività il Festival Internazionale del Documentario d'Arte e di Biografia d'Artista di Asolo ed è stato curatore per alcune edizioni del festival Videopolis.
Ma ciò che ci sembra più interessante sottolineare è come abbia conciliato queste sue due grandi passioni: il cinema e la musica. Da un lato ha usato il cinema per parlare di musica, realizzando dei documentari su Luigi Nono, Carolyn Carlson, Rachmaninov, Wagner, dall'altro ha usato il cinema per far parlare la musica, in quelli che lui ha definito “documentari concerti” (Corti d'Autore. Pensare la musica - cortometraggio (1995-1997), Io, frammento dal Prometeo - documentario (1998), Parabola (1999), A floresta é jovem et cheja de vida (1999), Risonanze. Nuove musiche contemporanee (2001) e “film concerti”: Stock Zone – TakuHon (1999), Satyricon (2000), Prometeo, tragedia dell’ascolto (2000), L'ultimo nastro di Krapp (2001), Medea-opera video (2002), Zoroastro - Io, Casanova (2016).
Vogliamo ricordarlo come un uomo amabile, sempre in sintonia con una tensione propositiva culturale di cui purtroppo sentiremo la mancanza.

Cristina Menegolli

 

   C'eravamo conosciuti nel ruolo di co-direttori di Videopolis, insieme ad Antonio Riello: fu, per un triennio, un'esperienza proficua e stimolante (lui più portato ai documentari, io decisamente pro fiction), poi ci perdemmo di vista fino a che due anni fa ci ricontattammo per “reciproco interesse”. Io sempre in caccia di titoli di qualità per il Lux, lui attento a individuare sale d'essai per le sue produzioni-distribuzioni della BLIQfilm.

Arrivarono così al Lux Zoroastro. Io, Giacomo Casanova e Piani paralleli, entrambi per la regia di Gianni e in entrambe le occasioni fu un successo sia di presenze sia di pareri positivi del pubblico (dal vivo in sala e via social).
Non c'erano ora in programma nuovi titoli della BLIQfilm così come non era certo in programma che Gianni ci lasciasse assolutamente senza preavviso. Ci mancheranno il tuo spirito arguto e il tuo sorriso prof. Di Capua.

Ezio Leoni

 
 

settembre-dicembre 2018

 

 
 
MANTOVA - INCONTRI DEL CINEMA D'ESSAI

8 - 11 ottobre 2018

   Ci confidava un esercente: "Ma perché scapicollarsi a Berlino e a Cannes, quando qui a Mantova puoi trovare il meglio dell'essai che verrà distribuito in Italia?" In effetti le giornate mantovane offrono un panorama quasi esaustivo, certo molto indicativo di quanto la stagione cinematografica metterà a disposizione di quelle sale "volonterose" nel proporre al proprio pubblico titoli non banali, ma stimolanti e, magari, redditizzi al botteghino.
Quasi 30 film in cartellone, quasi 10 quelli battenti bandiera italiana e, per quasi tutti, si spera, una buona occasione per restare negli occhi e nel taccuino di programmazione dei gestori presenti. Sugli schermi delle proprie sale di riferimento il pubblico ben presto troverà i corrispondenti trailer, ma reduci dall'abbuffata mantovana ci sentiamo di mettere nel nostro personale carnet almeno 4 segnalazioni.

Cold War - Pawel Pawlikowski (Polonia) >>
Durante la guerra fredda, tra la Polonia staliniana e la Parigi bohémienne degli anni ’50, un musicista in cerca di libertà e una giovane cantante vivono un amore impossibile in un’epoca impossibile. Romantico e melanconico, Col War ha un ritmo vorticoso e avvolgente: perfetti regia e montaggio, straordinaria la colonna sonora. Meritatissimo premio alla regia a Cannes.
distribuzione: Lucky Red



Widows - Eredità criminale - Steve McQueen (USA/Gran Bretagna)
Chicago. Criminalià e violenza sono all'ordine del giorno, ma diventano un vero incubo quotidiano per tre donne che arrivano a conoscersi quando si ritrovano vedove dopo un colpo andato male. Non avevano nulla in comune, ora hanno il debito che i rispettivi mariti hanno lasciato loro... Con una quarta "alleata" dovranno prendere in ano il proprio destino nelle loro mani e riconfigurarsi che intrepide rapinatrici. Da una serie televisiva anni '50 un heist movie di classe: straordinarie le interpreti (Viola Davis e Elizabeth Debicki su tutte), da mozzafiato la regia di Steve McQueen.
distribuzione: 20th Century Fox


Museo - Folle Rapina a Città del Messico - Alonso Ruizpalacios (Messico)
1985. Pochi mesi dopo il terremoto Città del Messico si sveglia con la notizia del furto più spettacolare della sua storia, quello di oltre 160 pezzi preispanici al Museo Nazionale di Antropologia. Un crimine che è visto come un grave insulto per il paese e che lascia spiazzati i responsabili, due studenti in veterinaria che, affrontato con abilità e "leggerezza" il colpo, si trovano invischiati in una rocambolesca avventura per piazzare dei tesori così famosi e riconoscibili. Dalle rovine Maya di Palenque alle spiagge di Acapulco Alonso Ruizpalacios (Güeros) rivolge ancora una volta la sua macchina da presa su una generazione disorientata, senza meta e ideali. Orso d'argento per la miglior sceneggiatura a Berlino
distribuzione: I Wonder

Friedkin Uncut - Francesco Zippel (Italia) >>
Una visione introspettiva nella vita e nel percorso artistico di William Friedkin, regista straordinario e anticonformista di grandi cult-movie. Friedkin si mette in gioco guidando il pubblico in un affascinante viaggio attraverso i temi e le storie che maggiormente hanno influenzato la sua vita e il suo percorso artistico, accompagnato da un cast “stellare”, voci e testimonianze di amici e collaboratori. Per cinefili doc.
distribuzione: Wanted

 Un'incongruenza da segnalare
In una macchina organizzativa ormai davvero ben oliata (nella giornata di chiusura non è mancato il tradizionale convegno: "L'attuazione delle legge cinema per l'esercizio") non si può dire sia stata un'idea azzeccata quella di proporre il pacchetto dei  trailer  in un unico blocco, avulso dalle proiezioni nelle sale canoniche (davvero pochi gli esercenti che hanno rinunciato ai film per frequentare la sala Virgilio). È vero che inserirli in testa o in coda dei titoli programmati avrebbe complicato la cadenza degli orari, ma va presa in considerazione anche la struttura e la quantità dei filmati proposti: se si definiscono trailer devono essere tali, configurati come saranno proposti al pubblico in sala (durata media sotto i 120 secondi) e non dei mini riassunti che arrivano anche ad una decina di minuti, magari supportati da slide promozionali con tanto di suadente voce fuori campo. E poi occorrerebbe una selezione temporale: solo trailer con data di uscita annunciata o ravvicinata (qualche mese e poco più). Così ci potrebbero facilmente stare nella griglia delle proiezioni standard.
E le lungaggini di propaganda di cui sopra? Per quelle sì che si può pensare ad uno spazio extra, alternativo alle anteprime!

 
 

anteprima al Lux (Padova): 18 ottobre

 

 
 

in rete dal 31 ottobre 2018

 

 

redazione!
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