In
assenza di un favorito, di un vincitore predestinato come in recenti
edizioni (basti pensare a
The Tree of life
di Malick nel 2011 o
La vie d'Adele
di Kechiche nel 2013), la giuria presieduta da Pedro Almodovar si è
barcamenata con grande equilibrio tra le diverse tendenze della critica
e del pubblico.
Relegato
ad un
ex-equo per la miglior sceneggiatura
The Killing of a Sacred Deer
di Yorgos Lanthimos, il regista greco ormai lanciato in una sua
personale deriva dì horror, nonsense, citazioni cinefile e mitologiche,
al posto d'onore del
Grand Prix della Giuria
si è piazzato
120 battiti la minuto
di Robin Campillo, uno sguardo sulle lotta negli anni 80 di
Act Up Paris
in difesa dei diritti dei malati di AIDS. Film impeccabile, necessario
si sarebbe detto una volta, estremamente politically correct, e
ciononostante un po' datato, retrò, nel tema e nella realizzazione.
Straordinario invece l'interprete, il giovane argentino Nahuel Perez
Biscayat, che avrebbe ben meritato il premio per il
miglior attore,
andato invece a Joaquim Phoenix.
Altra
attribuzione discutibile quella del premio per la
miglior regia
a
The Beguiled
(L'inganno)
di Sofia Coppola, algido e scontato remake al femminile di un famoso
film degli anni '70.
Ma
che fare con quello che era in assoluto il miglior film della
rassegna, quel
Loveless
di Andrej Zyaguintsev, ritratto di incredibile profondità della Russia
contemporanea? Almodovar si è inventato un ulteriore non meglio
identificato
premio della giuria...
E
la Palma? Con grande coraggio e tra la generale sorpresa, la
Palma d'oro
è andata all'outsider
The Square,
geniale commedia dello svedese Bjorn Ostlund; finalmente un film
colto,ben girato ma divertente,che sprizza energia cinematografica!
E
ad onore del presidente va un'altra presa di posizione (estremamente
audace ,visto che è probabile saranno loro insieme ad
Amazon,
i futuri padroni del mercato cinematografico (e non solo!). Ancora
prima dell'inizio del festival, ha escluso che potesse essere
attribuito alcun premio ai film
Netflix
in concorso (nella fattispecie erano due, il coreano
Okja
e
The Mejerovitz Stories
di Baumbach) in quanto prodotti destinati alla sola fruizione
televisiva, senza passaggio nelle sale!
Giovanni Martini
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