luglio 2015

periodico di cinema, cultura e altro... ©

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Reg.1757 (PD 20/08/01)

 

Nuovo Cinema di Pesaro

 

    La Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro ha compiuto 50 anni: diretta fino allo scorso anno da Giovanni Spagnoletti, è ‘ripartita’ quest’anno – è il caso di dirlo, secondo le loro migliori intenzioni - con la direzione artistica di Pedro Armocida, collaboratore della stessa da tempo.
Un nuovo “Nuovo Cinema” – se si passa il calembour – viene prospettato, per declinare in modo diverso l’espressione delle origini legandola alle forme più giovani ed innovative del linguaggio cinematografico contemporaneo. Per farlo, la Mostra, che è terminata lo scorso 27 giugno, ha moltiplicato i suoi spazi, aggiungendo a quelli tipici una nuova sala nel Teatro Sperimentale intitolata a Pier Paolo Pasolini, di cui ricorre quest’anno il 40° dalla scomparsa, e sfruttando il Centro Arti Visive Pescheria come luogo di incontri culturali e mostre. Il nuovo approccio di questa edizione 50+1 è stato ben rappresentato dall’Evento Speciale, come sempre dedicato al Cinema Italiano: intitolato quest’anno Esordi italiani si incentrava sugli anni '10 al cinema, comprendendo le venti opere prime italiane più interessanti prodotte dal 2010 a oggi, tra commedie, ibridazioni tipo docu-fiction ed opere di attori passati dietro la m.d.p.  A completamento di questo articolato programma, una puntuale pubblicazione ed una tavola rotonda per fare il punto sulle ultime tendenze del cinema italiano. Inalterata la formula del Concorso Pesaro Nuovo Cinema che ha visto in competizione sei film di giovani autori internazionali emergenti.
 
 Di rilievo quest’anno le storie incentrate sull’universo femminile come l’argentino La mujer de los perros, un ‘quattro mani’ di Laura Citarella e Verónica Llinás, il cileno La madre del cordero di Enrique Farías e Rosario Espinosa, l’iraniano A Minor Leap Down di Hamed Rajabi e Petting Zoo di Micah Magee dagli Stati Uniti.
L’Europa era rappresentata dal francese Un jeune poéte di Daniel Manivel e dall’italiano Terra di Marco De Angelis e Antonio Di Trapani. Imperdibile però è stato il film di apertura, Lo squalo di Steven Spielberg che compie quarant’anni, presentato in versione originale – vero cult movie. Non da meno le altre serate con gli ultimi lavori di Krzysztof Zanussi (film girato in Italia, in parte ad Ancona e sul Conero) e Paul Vecchiali, protagonisti anche di incontri col pubblico, e l’anteprima internazionale di La nostra quarantena, l’ultimo film di Peter Marcias.

La personale di quest’anno è stata dedicata al poliedrico artista turco Tayfun Pirselimoğlu, regista, pittore e scrittore che nei suoi film ha raccontato con sguardo antropologico e realistico le realtà periferiche del suo paese sin dall’esordio nel 2001 fino al più recente I’m not him, premiato anche a Roma.

Lo sguardo al passato, invece, è stato suggerito dall’anniversario della scomparsa di Pier Paolo Pasolini, che cinquant’anni fa formulava proprio a Pesaro il suo “cinema di poesia”. Lui per primo aveva definito Pesaro ‘un luogo dell’anima’ e come tale è stato ricordato, sia nei vari riferimenti giornalieri, sia nella tavola rotonda che la Mostra gli ha voluto dedicare, oltre a ripresentare i lavori più importanti. A quarant’anni dalla tragica scomparsa e a cinquanta esatti, come si diceva, dalla sua presenza al primo dei convegni organizzati dalla Mostra e dedicati alla critica e alla semiologia cinematografica, si è rammemorato come Pier Paolo Pasolini, uno dei massimi artisti e intellettuali del secolo scorso, ma anche antesignano dell’epoca che stiamo – malamente – vivendo, lesse la sua relazione introduttiva Cinema di poesia subito divenuta famosa. In collaborazione con la Fondazione Centro Sperimentale di Cinematografia – Cineteca Nazionale e con il Centro Studi – Archivio Pier Paolo Pasolini della Cineteca di Bologna – è stato possibile visionare un’ampia selezione dai suoi film (Accattone, 1961; La ricotta, 1963; La rabbia, 1963 nell’edizione con materiali inediti presentata da Istituto Luce, Cineteca di Bologna e Gruppo Editoriale Minerva Video; Uccellacci, uccellini, 1966; Edipo Re, 1967; Porcile, 1969; Il fiore delle Mille e una notte, 1974; Salò o le 120 giornate di Sodoma, 1976).
La tavola rotonda (coordinata da Bruno Torri con Adriano Aprà, Pedro Armocida, Roberto Chiesi, Gianni D’Elia, Giacomo Marramao, Andrea Minuz, Stefania Parigi, Stefano Rulli, Piero Spila) ha collocato al centro della discussione sia l’importanza e l’originalità dell’apporto da lui dato agli studi cinematografici con le tre relazioni pesaresi, sia l’attualità del suo pensiero e del suo impegno civile.

Ma l’intervento più sentito, più vivo e partecipato è stato senza dubbio quello del già citato regista corso, classe 1930, Paul Vecchiali, presente quest’anno a Pesaro con il suo Nuits Blanches sur la jetèe (White Nights on the Pier), proiettato in piazza nella sezione Because the Night, riscuotendo ampi consensi. Il regista spiega con la sua solita eleganza e senza mai scomporsi: “L'ho girato in tre notti, non sono mai intervenuto con gli attori, se non nel ritmo. Non ho interrotto neppure su rumori sonori di un treno, di un aereo o nave. Sono stati bravi gli interpreti ad improvvisare e a farli rientrare con naturalezza nella sceneggiatura”.  Il film è un omaggio a Visconti ed alle sue Notti bianche (da Dostojevskji) ed alla delicata interprete, l’indimenticata Maria Schell, anche se “…Volevo fare un film iperclassico, con una modernità sotterranea…” – ha ammesso. Poi, parlando di Pasolini, ha detto di considerarlo: “Uno dei miei più grandi amici, anche se alla fine l'ho visto solo quattro volte”. Lo stesso Pasolini era molto legato al regista francese, come conferma lui stesso: “Del mio Femmes Femmes, 41 anni fa, disse che era il più grande film che avesse mai visto. Io invece non amo i suoi film, (…) lui per me era un grande poeta e scrittore, ma non un regista. Zurlini lo considero un regista…”. Da ultimo poi ha asserito che: “Avremmo dovuto fare un film insieme, Pasolini si sarebbe occupato della sceneggiatura e del casting, io avrei girato e lui guardato. Il contratto era pronto, ma purtroppo è morto tre giorni dopo” .

Maria Cristina Nascosi Sandri - luglio 2015