(aprile)
maggio-giugno-luglio 2005

trimestrale di cinema, cultura e altro...

n° 13
Reg.1757 (PD 20/08/01)

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Un concerto memorabile
Ezio Leoni

    Il jazz come passione, il pianoforte come vero passepartout comunicativo, la voce quale strumento indispensabile per armonizzare testi e suoni. Quando Peter Cincotti (ventidue anni, due album apprezzatissimi all’attivo) attacca al pianoforte, sul piccolo palco del Casinò, sembra che altro non serva per corroborare la sua esibizione. Ma non appena la sua voce, suadente e grintosa, si fa sentire appare subito come un tassello indispensabile per apprezzare fino infondo la verve di questo crooner newyorkese. Così come quando contrabbasso (Barak Mori) batteria (Obed Calvaire) e sax (Scott Kreitzer) entrano a supporto non si può non rimanere impressionati dalla completezza di una formazione in perfetta intesa, nelle melodie e nelle improvvisazioni.
Meno debordante (in orchestrazioni e trend di successo) di Michael Bublè, non sempre all’altezza come trascinante compositore (rispetto, ad esempio, al love-swing di Cullum), Cincotti ha però dalla sua un’anima di jazzista intenso e puro che scardina qualsiasi standardizzazione artistica: inizia il concerto con
Sway, risfodera St. Louis Blues e apre al pop-rock (con Mori che lascia spesso il contrabbasso per imbracciare il basso elettrico), si diverte con Cindarella Beautiful, si strugge con I'm always watching you (due assolute novità), lascia spazio anche ai suoi musicisti in una trascinante jam-session.
Concede due bis, ma non la riproposta di brani molto attesi come I
Changed The Rules e On the Moon.
Rigoroso, appassionato, elegante.

www.petercincotti.com